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"Maschilismo e poligamia un problema. Se la sharia è quella, è inaccettabile"

La professoressa: «La religione che esce allo scoperto è un'opportunità Ma tutto dipende da quali norme i musulmani vogliono rivendicare»

"Maschilismo e poligamia un problema. Se la sharia è quella, è inaccettabile"

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Professoressa Deborah Scolart, docente di Diritto dei Paesi islamici all'Università l'Orientale di Napoli, l'islam manifesta disagio di fronte all'ordinamento italiano e chiede regole ad hoc.

«Non so se sia disagio, mi pare piuttosto un sentirsi discriminato rispetto alle altre confessioni, che hanno intese con lo Stato, tribunali e istituzioni riconosciute. Perché noi no? dicono».

Perché c'è una storia diversa, e norme spesso non compatibili con gli standard delle democrazie liberali.

«Cristiani ed ebrei sono in Europa da 2mila anni, e sono portatori di valori che fanno parte dell'identità giudaico-cristiana del Continente. Oltretutto, l'islam dall'11 settembre gode di una reputazione non eccellente. Si guarda con paura a questa realtà, e questo non aiuta. Teniamo presente che l'islam è un universo complesso e variegato».

Ma c'è un nucleo, nell'identità islamica contemporanea, che è critico e problematico.

«Nella sharia e nel fiqh esiste ci sono regole che presentano criticità rispetto al diritto europeo. Tipicamente la poligamia, o il divieto per una donna di sposare un non musulmano. O la necessità di un tutore per sposarsi. Viste da un non musulmano, regole del genere possono suscitare paura o addirittura ripugnanza, e invece un matrimonio islamico che si può celebrare e sciogliere in moschea dovrebbe rispettare i principi di fondo del nostro ordinamento. Ora, io non conosco bene le comunità islamiche italiane, ma mi chiedo quale idea di sharia i musulmani stiano rivendicando».

Cosa intende?

«Nel nostro ordinamento uno dei principi di fondo è la non discriminazione. Questo impedirebbe un istituto come il ripudio possibile solo per l'uomo. Insomma, non tutte le regole del matrimonio sharitico potranno essere accolte. In questo senso, potrebbe anche essere un bene un'uscita allo scoperto di consuetudini che magari già esistono, anche in Italia. Insomma, se una coppia si sposa in moschea tutto bene, per il diritto italiano varrà come una convivenza more uxorio. Però lui può ripudiare lei, che invece ha bisogno di un giudice a cui dire: Lui è cattivo, mi picchia ecc. Che fare? Alla donna musulmana serve un tribunale islamico. Il giudice non dovrà pronunciarsi sul penale, ovvio, ma potrebbe anche essere un passo avanti utile per le donne, dipende chi lo chiede e come viene usato».

L'islam italiano infatti lo presenta così come uno strumento per la donna. Ma rischia di essere ratificata la condizione di soggezione femminile.

«Dipende. Il Corano dice alcune cose, su cui interviene la dottrina. Gli Stati islamici sono oltre 50, dal Marocco all'Indonesia, non tutti uguali. La Tunisia ad esempio vieta la poligamia, altri Paesi mantengono una concezione patriarcale. Per non parlare dell'Isis».

E i Fratelli musulmani?

«Conservatori, tradizionalisti, la visione è quella del marito capo famiglia col potere di correggere la moglie riottosa. Ma ci sono anche Paesi in cui si discute di norme contro la violenza e si emanano leggi. Insomma, non è così ovvio che il marito possa picchiare la moglie o averne più di una».

E i figli? Ci sono stati casi di coppie miste con bambini portati via dall'Italia...

«L'islam praticamente ovunque assegna al padre la potestà e alla moglie la cura dei figli, quelli piccoli in particolari. Spesso quei casi si risolvono col tribunale locale che dice: Stiano con la mamma ma qui, perché abbiano educazione islamica. Un problema. Tutto dipende dal contesto».

In Turchia quale islam vede?

«Caso interessante, Ataturk abrogò la Sharia introducendo il diritto civile svizzero di allora che aveva comunque impostazione patriarcale. Ricordiamo che in Italia il diritto di famiglia è cambiato nel '75».

Ma la società italiana era già molto cambiata.

«Infatti, c'è ancora chi vive la famiglia islamica come quella del padre-padrone che fa quel che vuole. Ci sono anche condizioni economiche di dipendenza che lo incoraggiano. Ma per essere musulmani non è necessaria una famiglia patriarcale. Ci sono versetti che qualificano i rapporti in termini gerarchici, ma ora spesso sono messi in discussione. L'Ucoii ha una visione piuttosto conservatrice della società, ma bisogna vedere i giovani e soprattutto le giovani».

Con il velo?

«Un velo colorato scelto liberamente non è un problema, è un fatto identitario.

Ma chi mette burqa e niqab è chiaro che si riconosce in un'altra dimensione».

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