Cronache

Massacro di Pamela: scagionati due nigeriani

I Ris trovano tracce solo del Dna di Oseghale. Per i presunti complici si avvicina la libertà

Massacro di Pamela: scagionati due nigeriani

Due dei tre presunti «macellai» di Pamela potrebbero non c'entrare nulla con l'omicidio, il sezionamento del cadavere e l'occultamento dei suoi resti in due valigie abbandonate a bordo strada alla periferia di Macerata.

La scena del delitto, alla luce delle ultime risultanze tecniche, risulta infatti cambiata. Non più tre nigeriani in casa al momento dell'eliminazione della 18enne romana, ma solo uno: Innocent Oseghale, 29 anni, nigeriano, in carcere come gli altri suoi connazionali Desmond Lucky, 22 anni, e Lucky Awelima, 28 anni. Questi ultimi due fino a ieri erano considerati probabili corresponsabili di un orrore, ma da oggi la loro posizione si alleggerisce; e, se non spunteranno nuove prove, la loro scarcerazione sarà inevitabile.

La perizia depositata in Procura dagli specialisti del Ris, dopo molteplici sopralluoghi nell'appartamento della mattanza e sul corpo di Pamela, «esclude» infatti «la presenza di Lucky e Awelima», entrambi arrestati qualche giorno dopo il principale indiziato del delitto, cioè Innocent Oseghale.

Di Lucky e Awelima, scrivono i Ris «non c'è alcuna traccia» e dunque la loro eventuale partecipazione all'omicidio «può essere ristretta eventualmente solo all'aiuto che avrebbero potuto dare ad Oseghale per disfarsi del corpo della ragazza rinchiuso in due trolley, poi abbandonati».

Ma la parola fine è tutt'altro che scontata. Il 6 aprile infatti gli stessi Ris inizieranno un altro «accertamento irripetibile»: questa volta su una scatola di guanti in lattice sequestrata nella casa dove Pamela è caduta in trappola. Resta però un fatto: l'individuazione il 29 gennaio (ultimo giorno di vita di Pamela ndr) nella zona dell'appartamento dell'orrore delle celle telefoniche agganciate dai cellulari di tutti e tre i nigeriani indagati.

Lo zio di Pamela, l'avvocato Marco Verni, che rappresenta la famiglia nella causa, va giù duro su Facebook: «Le nostre forze di polizia, se vogliono, sono tra le migliori al mondo per cui dico a chi ha barbaramente ucciso mia nipote: potete cambiare la vostra ridicola versione dei fatti che io, passo passo, vi smonterò in tribunale. Potrete trovare l'appoggio ipocritamente compassionevole di qualche politicante di turno, magari potrete anche pensare di farla franca, ipotizzando di prendervi gioco dello Stato italiano. Ma ricordate, non esistono delitti perfetti, ma solo investigatori distratti. Io non vi lascerò tregua. Preparatevi a marcire nelle nostre patrie galere».

E a Il Giornale la nonna materna di Pamela, Giovanna Rita Bellini, dichiara: «Il caso non può essere chiuso, ci sono ancora molti interrogativi. In primis perché, le bestie che hanno compiuto questa nefandezza abbiano avuto cura di distruggere sul corpo ogni traccia, lasciando però il segno di una puntura; poi perché abbiano abbandonato le valigie in un luogo visibile, con lo scopo evidente del pronto rinvenimento, prima che la decomposizione potesse cancellare segni che invece probabilmente volevano che fossero letti. Spero quindi che gli attuali fermati siano individuati come gli esecutori dell'efferato delitto, ma credo anche che le indagini debbano essere estese ad ambiti più vasti».

Il supplizio di Pamela esige giustizia.

Ma rabbia e dichiarazioni sopra le righe non aiuteranno certo a fargliela avere.

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