Iran «maglia nera» del 2022 per i diritti umani, insieme a Russia e Afghanistan, secondo Amnesty International Italia. Ecco perché quella di ieri, per il portavoce Riccardo Noury, è stata «una celebrazione amara» della Giornata Internazionale dei Diritti Umani, perché è stato un «anno segnato dalla guerra e dai crimini delle forze russe in Ucraina», oltre che «dall'attacco al diritto di protesta pacifica che è particolarmente grave in Iran».
Per questo ieri si sono alzate le voci della piazza e delle istituzioni anche in Italia, con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha ricordato quanto «dignità, libertà e giustizia per tutti» siano «traguardi che non sono stati raggiunti in tante parti del mondo». Mattarella ha citato «la brutale aggressione subita dal popolo ucraino» e anche «la repressione contro quanti si oppongono alle violenze sulle donne financo con inaccettabili sentenze capitali e i tentativi di sopprimere le voci dei giovani che manifestano pacificamente per chiedere libertà e maggiori spazi di partecipazione». L'amare costatazione del presidente è che a essere «colpiti sono sempre i più vulnerabili e indifesi». Ma da parte dell'Italia c'è l'impegno alla «difesa e promozione dei diritti umani», «in aderenza al dettato costituzionale e in spirito di autentico multilateralismo» e «a favore delle iniziative di difesa e promozione dei diritti umani sviluppate sia in ambito nazionale sia nel contesto internazionale».
Un impegno che viene confermato dal nostro esecutivo. Il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha sottolineato: «Alla promozione e alla difesa dei diritti umani nel mondo si ispira l'azione di politica estera del Governo italiano». Con un chiaro riferimento all'Iran, il ministro ha aggiunto amareggiato: «Assistiamo con sgomento alla violenta repressione dei giovani e delle donne in Iran e all'uso della pena capitale». E sull'uccisione del giovane manifestante iraniano Mohsen Shekari, Tajani ha confermato «l'incondizionata opposizione dell'Italia alla pena di morte», ribadendo massima fermezza verso ogni violazione dei diritti e delle libertà fondamentali della persona.
C'è chi, tuttavia, chiede che venga fatto di più. Sono i manifestanti scesi in piazza ieri in Italia, a Roma e Firenze, esibendo cappi di cartone proprio per ricordare la prima impiccagione per le proteste in Iran. Nella capitale, corteo al grido «Donna, vita, libertà» e «No alle dittature» per la mobilitazione organizzata dal Partito Radicale nella Giornata mondiale per i diritti umani, mentre decine di persone si sono riunite davanti all'ambasciata dell'Iran. «Il governo italiano sta facendo troppo poco per noi. Non ci servono condanne a parola, ma occorrono i fatti: noi chiediamo l'espulsione degli ambasciatori dell'Iran», ha spiegato una manifestante mentre si alzava il coro «Italia, caccia via gli assassini».
Con quasi 500 manifestanti uccisi, oltre 18mila arrestati, nomi e dati di 44 bambini uccisi durante le proteste, raccolti da Amnesty International insieme alle testimonianze sulle minacce ricevute dai parenti di almeno 13 delle piccole vittime da parte del governo di Teheran. L'Iran è il Paese dove «l'attacco al diritto di protesta pacifica è particolarmente grave», spiega il portavoce di Amnesty Italia che, oltre ai crimini in Ucraina, ricorda la tragica situazione delle donne in Afghanistan. Ma «se la repressione è massiccia, il coraggio delle attiviste e degli attivisti per i diritti umani è qualcosa da onorare ogni giorno», sottolinea Riccardo Noury.
Che spiega: «Oggi la Dichiarazione universale dei diritti umani copie 74 anni, ma l'organismo dell'Onu è bloccato da veti contrapposti». Per questo «Amnesty International continua a chiedere che ci sia una riforma delle Nazioni Unite in cui, a fronte di minacce di crisi dei diritti umani, non si possa esercitare il potere di veto». GaCe
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