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La maxi-infornata di statali spacca politica e imprese

Cgia di Mestre si scaglia contro le 500mila assunzioni: "Prima lo Stato paghi i 64 miliardi di debiti arretrati"

La maxi-infornata di statali spacca politica e imprese

Roma - Ha scatenato numerose polemiche l'ipotesi, ventilata dal sottosegretario Angelo Rughetti, di un maxiconcorso nella pubblica amministrazione per gestire circa 500mila assunzioni, favorendo il ricambio con i pensionandi della pa attesi nei prossimi 4 anni.

Quella che Rughetti ha dipinto come una «occasione straordinaria» per far entrare i giovani nel mercato del lavoro è stata duramente stigmatizzata dal presidente della commissione Lavoro, Maurizio Sacconi (Energie per l'Italia). «Si evidenzia l'assenza di un approccio industriale ai processi di riforma», ha dichiarato aggiungendo che «le nuove tecnologie digitali, che hanno già trasformato un terziario simile come banche e assicurazione, avrebbero dovuto indurre il ripensamento delle funzioni pubbliche e della loro organizzazione». Secondo Sacconi, «il reclutamento dovrebbe corrispondere alla riduzione qualitativa del peso dello Stato affinché il meno generi il più per l'economia e la società».

Durissimo l'attacco della Cgia di Mestre. «Prima di dar luogo a nuovi assunzioni - ha sottolineato il coordinatore dell'Ufficio studi Paolo Zabeo - la pubblica amministrazione azzeri i debiti commerciali contratti con le aziende fornitrici che, secondo le stime della Banca d'Italia, ammontano a 64 miliardi di euro, di cui 34 ascrivibili ai ritardi nei pagamenti». Questa piaga, conclude la Cgia, continua a mettere in difficoltà moltissime imprese private, soprattutto di piccola dimensione.

Nessuna presa di posizione ufficiale, invece, da parte di Confindustria, ma, riferendosi proprio alla prossima legge di Bilancio per il 2018, il presidente Vincenzo Boccia aveva rimarcato come sia necessario «finanziare lo sviluppo e non la disoccupazione». Un modo come un altro per dirottare gli incentivi verso gli investimenti e verso la decontribuzione sui neoassunti piuttosto che su forme varie di sussidio a chi viene espulso dal mondo del lavoro, inclusi i multiformi anticipi pensionistici che Rughetti aveva lasciato intendere (facendo poi retromarcia) potessero essere ulteriormente estesi agli statali.

È chiaro, però, che in vista delle elezioni l'infornata di statali è una delle poche carte che il Pd può giocare per aumentare il proprio consenso, soprattutto nel Mezzogiorno. Ieri il premier Paolo Gentiloni ha ribadito che si cercherà sfruttare al massimo i margini aperti dalla maggiore crescita e che le «poche misure possibili» riguarderanno il lavoro, i giovani, appunto, e l'innovazione nell'impresa. Senza contare che la Funzione pubblica ha da gestire i 50-60mila esuberi stimati dai sindacati in seguito al taglio delle partecipate che entro il 30 settembre gli enti locali dovranno predisporre in base alla riforma varata dal ministro Marianna Madia. si stima un disboscamento di circa 3mila società su 8mila con un risparmio di almeno un miliardo.

Il ministro ha garantito che «non saranno i dipendenti ad avere conseguenze negative, dal processo di razionalizzazione». Pur trattandosi in alcuni casi di società private con azionista pubblico si cercherà di assorbire le eccedenze nella pa. Ecco perché il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd) è tornato a suggerire il superamento dell'«irragionevole e burocratico blocco indiscriminato del turnover», invitando a recuperare con il maxiconcorso «i precarii della pa, i vincitori e gli idonei di concorso».

Insomma, liberi tutti.

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