Politica

May chiede l'ultima fiducia «Poi non mi ricandido più»

La premier inglese sotto il fuoco dei nemici interni al partito. «Settimane di divisioni ora che serve unità»

Erica Orsini

Londra «Combatterò contro questo voto con tutte le mie forze». Theresa May mantiene fede alla sua fama di resiliente e risponde così alla mozione di sfiducia che ieri 48 deputati conservatori hanno richiesto e ottenuto. Per la premier è stata un'altra giornata convulsa. Di ritorno dal meeting con i leader europei, avrebbe dovuto recarsi in Irlanda a perorare la causa di Brexit e invece alle 8.30 del mattino è stata costretta a fare una dichiarazione pubblica subito dopo l'annuncio ufficiale di un voto di sfiducia nei suoi confronti, che si è tenuto in serata.

Se qualcuno pensava di essere riuscito a ottenere le sue dimissioni, è rimasto però a bocca asciutta. Di fronte ai giornalisti riuniti in tutta fretta si è presentata una May più battagliera che mai, decisa a rimanere al proprio posto. «Una nuova corsa alla leadership non cambierebbe il significato di base delle trattative e queste settimane trascorse a distruggerci uno con l'altro hanno creato soltanto altre divisioni proprio nel momento in cui abbiamo bisogno di rimanere uniti ha detto il primo ministro nulla di tutto ciò è nell'interesse nazionale». Sottolineando che insieme agli altri leader europei si sono fatti notevoli progressi, la premier ha ricordato che il partito deve costruire «un Paese che va bene per tutti e portare a termine quella Brexit votata dai cittadini» e ha ricordato che un nuovo primo ministro potrebbe ritardare l'uscita dall'Europa o perfino bloccarla. «Mi sono dedicata a questa causa senza risparmiarmi da quando sono diventata primo ministro ha aggiunto e sono determinata a finire il mio lavoro». Ciò detto ha voltato le spalle alla stampa ed è rientrata a Downing Street senza rispondere a nessuna domanda aggiuntiva. Alle 17 si è poi recata in Parlamento per un ultimo incontro con i deputati del suo partito dove è stata salutata da un applauso di supporto. Con un ultimo appello all'unità ha annunciato di non voler guidare il Paese fino alle prossime elezioni del 2022, ma di voler rimanere fino a quando la Brexit non sarà conclusa. Da altre indiscrezioni May sembra aver anche promesso di non voler indire elezioni anticipate.

I numeri comunque dovrebbero pendere dalla sua parte e dalle dichiarazioni di sostegno pubblico ricevute, la premier dovrebbe riuscire a superare anche questa prova. Delle sorprese possono sempre esserci anche perché il voto è segreto, ma ieri sono stati 174 i colleghi che le hanno promesso voto favorevole e May ha bisogno di 159 deputati per rimanere in sella. Dichiarazioni di supporto sono arrivate subito, anche da chi veniva indicato come un suo possibile successore, dal ministro degli Esteri Jeremy Hunt al Cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond.

Nel caso di una sua vittoria, la leadership di Theresa May non potrà venir contestata per un anno e vien da chiedersi se questo voto non sia stato architettato ad arte per blindare il governo e impedire ai laburisti di salire al potere tramite nuove elezioni.

Ipotesi che però rimane possibile poiché, anche nel caso May dovesse sopravvivere, deve ancora convincere il Parlamento a votare l'accordo su Brexit ed è su questo che la Premier si gioca veramente la carriera.

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