Politica

Mdp, il partitino rosso nato per litigare meglio

D'Alema e Bersani d'accordo solo su Speranza. Ex Sel furiosi contro gli ex Pd: sono una setta

Mdp, il partitino rosso  nato per  litigare meglio

Roma - Cambia vertice l'Anm, mentre infuriano le polemiche sulle toghe in politica e la giustizia torna al centro della campagna elettorale per le prossime amministrative.

Lascia la presidenza del «sindacato» dei magistrati l'ex star di Mani Pulite Piercamillo Davigo, che ha fondato la corrente Autonomia&Indipendenza e arriva Eugenio Albamonte, del gruppo di sinistra Area, titolare a Roma dell'inchiesta sul cyberspionaggio, già del caso Shalabayeva e della morte del tifoso napoletano Ciro Esposito. Il Comitato direttivo centrale nomina poi vicepresidente il procuratore per i minori di Firenze Antonio Sangermano, di Unicost, che da pm a Milano ha sostenuto l'accusa nel processo Ruby. Di Magistratura Indipendente è il nuovo segretario Edoardo Cilenti, della corte d'Appello a Napoli. Il vicesegretario va a Autonomia&Indipendenza, con il giudice di Latina Francesco Valentini. Nella nuova giunta, unitaria come la precedente, c'è il giudice Silvia Albano (Area), che nella sentenza sugli embrioni scambiati all'ospedale Pertini di Roma affermò che i bambini sono di chi li ha partoriti.

Davigo se ne va con l'ultima polemica sul ddl uscito dalla Camera per le toghe in politica: «Non risolve i problemi. Bisogna regolamentare il loro rientro». Poi, stoccata a governo e parlamento sull'età pensionabile: «totale inaffidabilità», «credibilità» perduta stracciando «un accordo scritto».

Albamonte raccoglie il testimone: «Temiamo di cadere in una fase di vuoto politico, con un governo di cui non si capisce quale possa essere l'orizzonte, le elezioni che si spostano ogni settimana, le primarie del partito di maggioranza diventate il tema centrale nel dibattito del Paese». Il neopresidente parla di spazi «minimi» per interloquire su temi importantissimi: magistrati in politica, riforma del processo penale, fine vita, stepchild adoption, diritti dei migranti. Quando il legislatore, sottolinea, non dà le risposte, deve farlo il giudice.

Ma la politica «non accetta» questo ruolo, si arriva al «corto circuito» e alla delegittimazione» della magistratura.

Commenti