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"È come Mengele". La rivolta choc di Ap si abbatte su Alfano

Contestato il segretario per l'alleanza con il Pd. E Cattaneo lo paragona al mostro nazista

"È come Mengele". La rivolta choc di Ap si abbatte su Alfano

È arrivato poco dopo la mezzanotte su Facebook il messaggio sconvolto di Raffaele Cattaneo, un pronunciamiento contro la linea che porta Ap definitivamente tra le braccia di Matteo Renzi e del Pd. Cattaneo, presidente del consiglio regionale della Lombardia, è esponente significativo di quella parte del partito di Angelino Alfano che al Nord vede questo matrimonio come un'eresia. Così, dopo la direzione nazionale di Ap, a caldo ha scritto parole come «triste», «incomprensibile», «inaccettabile», in un'escalation che sembrava dettata anche dall'indignazione del momento.

È ancora più risoluto il giorno dopo, Cattaneo, raggiunto alle prese con la spesa del sabato, che ieri era anche il giorno della Colletta alimentare in favore delle persone in difficoltà. Lancia un paragone simile a una bomba a mano: «Alfano, che personalmente continuo a stimare, si è rivelato un piccolo dottor Mengele della politica, è autore di una mutazione genetica: ha trasformato un partito che era nato per essere lo strumento che riorganizzava la presenza di moderati, cattolici, centristi nel centrodestra in un partito che ha scelto inequivocabilmente di fare l'alleanza col Pd». Ripete quel che secondo lui è il paradosso dei paradossi: «Si chiamava Ncd, Nuovo centrodestra». Che è successo? «È vero che ha pesato la chiusura del centrodestra e le dichiarazioni di Berlusconi a Porta a Porta, ma sono state anche una conseguenza politica della linea che Ap ha tenuto fino a oggi, Sicilia inclusa».

Durante la direzione di Ap di venerdì scorso, su 70 membri, solo in due sono intervenuti per un'alleanza con il centrodestra: Raffaele Cattaneo e Roberto Formigoni. Si è aggiunto l'ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini. Non che tutti approvino la linea, ma dopo oltre 40 interventi «è stato chiaro che l'ipotesi di riaprire uno spazio di collaborazione col centrodestra non è stata neppure contemplata tra le opzioni possibili». E i dissenzienti hanno scelto di tacere.

Maurizio Lupi, coordinatore nazionale di Ap, ha sperato fino all'ultimo in un documento unitario che sostenesse la corsa solitaria e non legasse mani e piedi del partito alla sinistra. Ma anche il rinvio di una settimana che è riuscito a ottenere sembra riguardare solo lui, Lupi. Beatrice Lorenzin, Fabrizio Cicchitto, Laura Bianconi e i principali dirigenti di Ap si sono già allineati ad Alfano.

Raffaele Cattaneo, con il suo gruppo, non avverte il bisogno di altri sette giorni: «Il dado politico è tratto, la linea mi sembra irreversibile. Il rinvio di un'altra settimana è inutile e dilatorio. Se andrò venerdì prossimo è solo perché vorrei combattere l'ultima battaglia, che è dare voce alla nostra base. Io ricevo mail, Whatsapp, telefonate continue di elettori che mi forzano a dire: noi con il Pd non vogliamo andare. Mi farò voce di chi tutti quelli che non sono disponibili a farsi portare nel fosso da Alfano».

Cattaneo vede due strade. La prima è «costruire una lista centrista, liberal- popolare, che aggreghi un'area con Fitto, Cesa, Costa, Quagliariello, Parisi, anche se finora Parisi ha sempre avuto il problema di dire: venite tutti a me». E poi c'è il sogno: «Nel 1995, in Lombardia, la lista si chiamava Forza Italia- Polo popolare e c'erano esponenti dell'allora Cdu, la parte della vecchia Dc che non voleva andare a sinistra». Difficile dire se questa storia possa tornare, soprattutto considerando i rapporti di forza sbilanciati con il partito di Berlusconi: «Ma credo che anche Forza Italia abbia bisogno di rafforzare la propria componente moderata, per far vedere che prende un voto in più dell'area sovranista».

La proposta è sul tappeto, si tratta di capire se c'è chi la voglia raccogliere.

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