Politica

Merkel vince ma frena Grande Coalizione addio Trionfa l'ultra destra

Angela giù di 8 punti, Schulz incassa la batosta: «Saremo all'opposizione». Ma poi lei lo richiama

G li elettori tedeschi hanno bocciato la grande coalizione, strigliato la cancelliera, bastonato i socialdemocratici e premiato i populisti di Alternative für Deutschland che diventano il terzo partito in Germania. La Cdu della cancelliera Angela Merkel è il vincitore formale delle elezioni: secondo le prime proiezioni, però, con il 33,2% dei voti il partito cristiano democratico ha perso oltre 8 punti rispetto al 41,5% del 2013. Per molte settimane al partito della cancelliera i sondaggisti avevano attribuito il 36% delle intenzioni di voto. Merkel e lo stato maggiore della Cdu si sono presentati davanti alle telecamere con sorrisi quasi di circostanza. «Speravamo in un risultato migliore, ma siamo la prima forza politica e abbiamo la responsabilità di formare il governo», ha dichiarato l'appena riconfermata cancelliera federale, promettendo di «combattere contro l'immigrazione illegale» per poi aggiungere: «nessun governo potrà essere messo in piedi contro di noi». Perché se Cdu e Csu non hanno fatto bene, per i socialdemocratici (Spd) di Martin Schulz il voto di ieri è stata una disfatta: il partito viaggia attorno al 20,3%, oltre 5 punti sotto il risultato di quattro anni fa che pure era stato considerato piuttosto scarso. Seggi parlamentari alla mano, moderati e socialdemocratici avrebbero ancora i numeri per formare un governo di grande coalizione, ma a Schulz va riconosciuta l'onestà di aver incassato la sconfitta senza tanti formalismi. «Dopo aver perso le elezioni nel Nord Reno-Westaflia, oggi abbiamo perso anche l'elezione federale». Da cui la diretta conseguenza politica: «Dichiaro chiusa la cooperazione con la Cdu e l'esperienza della große Koalition». Eppure la Merkel non si arrende e gli chiede di ripensarci, di voltarsi indietro per il bene del Paese.

Dai banchi della sinistra, l'Spd si dedicherà dunque al compito di primo partito di opposizione, così come farà da destra Alternative für Deutschland. Il partito populista e xenofobo fondato nel 2013 e rimasto a novembre di quell'anno fuori dal Bundestag per poche migliaia di voti, entrerà in Parlamento con un drappello di almeno 88 deputati, pari al 13,3% dei voti raccolti. Un risultato di grande impatto per una formazione che obbligherà l'establishment a misurarsi con la netta e diffusa contrarietà di tanti elettori tedeschi alla politica di accoglienza dei profughi mediorientali personalmente dettata nel 2016 da Merkel. Il deciso spostamento a destra di una fetta consistente dell'elettorato tedesco è confermato anche dal ritorno dei Liberali (Fdp) al Bundestag: con il 10,5% dei voti, il partito di Christian Lindner chiude la parentesi 2013-2017, l'unica legislatura in cui i liberali non avevano superato la quota del 5% dai tempi del Dopoguerra. Con una campagna incentrata sui temi della digitalizzazione e della formazione, Lindner torna in aula con una settantina di deputati, pronto a strappare dalle mani di Wolfgang Schäuble il ministero delle Finanze in una futuribile coalizione con la Cdu. La tradizionale alleanza giallo-nero non basterà questa volta ad Angela Merkel per assicurare la governabilità del paese. Da sinistra dovrebbe arrivare però la stampella dei Verdi, partito da oltre un lustro in cammino verso il centro dello schieramento politico. Premiati con il 9,1% dei consensi gli ecologisti sono candidati a diventare la terza gamba di un'alleanza di governo con i Liberali, partito particolarmente impopolare a sinistra in Germania. La mediazione toccherà a Merkel: persi voti a destra, Merkel ne ha guadagnati altri a sinistra, mandando in cocci l'alleanza con la Spd, ormai in piena crisi di identità.

La ricostruzione di un governo tocca ancora a lei.

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