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La metamorfosi di Trump: adesso è gia "presidenziale"

Nell'ultimo dibattito repubblicano a Miami il «tycoon» sfoggia un'insolita compostezza

La  metamorfosi di Trump: adesso è gia "presidenziale"

Né colpi bassi né risse: Donald Trump consolida il suo successo mantenendo un'insolita compostezza nell'ultimo dibattito televisivo prima del voto cruciale di martedì in Florida.

Il tycoon newyorkese si sente forte, sia sul fronte del numero dei delegati fin qui conquistati che su quello dei sondaggi, e non ha nemmeno più bisogno di sfoderare la consueta aggressività. L'ennesima e ulteriore conferma arriva con un altro endorsement pesante e per nulla scontato: quello dell'ex neurochirurgo Ben Carson, ritiratosi dalla corsa per la nomination giorni fa e che con la sua mossa ha colto di sorpresa molti osservatori. Molto diversa è invece la posizione degli altri candidati, Ted Cruz, Marco Rubio e John Kasich, per i quali il dibattito trasmesso dalla Cnn rappresenta forse un ultimo appello. Soprattutto il senatore della Florida e il governatore dell'Ohio sono di fatto costretti a vincere gli stati di casa se vogliono avere qualche speranza di restare in corsa.

Martedì, però, si vota anche in Illinois, Missouri e North Carolina, con in gioco 350 delegati che verranno assegnati con il principio del «winner takes all», chi vince piglia tutto. Nonostante la corsa verso la nomination sia giunta a un momento decisivo, per la prima volta dal palco di Miami non si sono visti insulti o attacchi personali tra i rivali Gop. Forse ha avuto effetto l'appello del numero uno del partito repubblicano Reince Preibus, che ha chiesto di non acuire le lacerazioni interne affermando: «Chiunque vincerà la nomination, noi lo sosterremo in maniera unitaria». «Queste elezioni sono le più importanti da generazioni, dobbiamo fare la scelta giusta per l'America del futuro», spiega invece Rubio in diretta tv. Ed è proprio lui ad attaccare maggiormente Trump. Il tycoon, da parte sua, questa volta non parla del muro anti-immigrati, ma ribadisce la sua proposta di sospendere la carta verde per i lavoratori stranieri, poiché «è un grande male per gli americani». Poi riafferma la sua idea sull'Islam, sottolineando che «i musulmani ci odiano, molti di loro vogliono attaccarci, e questo è un problema».

Dichiarazione a cui il giovane senatore della Florida ribatte immediatamente, prima accusando il rivale di creare «un ambiente ostile», poi precisando che «un presidente non può dire quello che vuole, perché quello che dice ha conseguenze in patria e nel mondo».

Al centro del dibattito c'è anche la lotta all'Isis, contro cui Trump vorrebbe inviare 20-30mila soldati. Infine Cuba, e non poteva essere altrimenti con l'imminente e storico viaggio del presidente Barack Obama all'Avana. Sull'argomento Rubio e Cruz, entrambi originari dell'isola caraibica, ribadiscono di essere contrari al disgelo, mentre per Trump dopo cinquant'anni «ci vuole un grande accordo».

E all'indomani della sfida televisiva, il magnate dell'immobiliare esulta per il nuovo colpo messo a segno: dopo il sostegno del governatore del New Jersey, Chris Christie (anche lui ex candidato alle primarie repubblicane), l'endorsement di Carson dovrebbe assicurargli un buon bacino di voti, soprattutto tra gli elettori evangelici. «Molte persone combattono per cambiare Washington - afferma l'ex neurochirurgo ufficializzando il suo appoggio a Trump - e Donald è un leader con una visione, gli attributi e l'energia necessarie per fare il presidente».

E da un resort di Palm Beach, con accanto al vulcanico miliardario, conclude: «È ora di unire il partito dietro il candidato che batterà Hillary Clinton e riconsegnerà il governo alle persone».

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