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Tutte le meteorine di Matteo

Dalla Moretti alla Bonafè, dalla Picierno alla Morani: il premier le aveva scelte come sue apostole e grazie a questo presidiavano salotti e talk-show televisivi Oggi sono quasi scomparse, rottamate per troppe gaffe, assenteismo in aula e sconfitte alle urne

Tutte le meteorine di Matteo

Simona chi? Ah, certo, «quella» Simona, la Bonafè: chissà, forse è a Strasburgo, o Bruxelles, o magari, leggendo le statistiche sulle presenze dei parlamentari europei, sarà rimasta a casa. E Pina, che fine ha fatto la vulcanica Pina Picierno? Prima era sempre in tv, da mesi però è sparita. E che dire del tris di donne, le tre Alessie, come le chiamavano in Largo del Nazareno, Alessia Mosca, Alessia Morani e Alessandra Moretti? Cancellate. Dimenticate. Rottamate.

Renzine in difficoltà, nell’ombra, sull’orlo di una crisi di nervi. Belle, giovani, sfacciate, una volta circondavano il premier come delle apostole, capeggiavano le liste elettorali, presidiavano tutti i salotti e gli scantinati televisivi. Erano il segno tangibile del cambiamento, le icone nel nuovo culto di Matteo, i volti charmosi di un futuro piacevole. E adesso? Boh. Si sono perse le tracce. Per ritrovarle, ci vorrebbe una puntata intera di Chi l’ha visto? della Sciarelli. Insomma, che è successo? Renzi è diventato improvvisamente maschilista? Oppure, più semplicemente, si è accorto che l’effetto-novità delle sue pupille si è esaurito? Comunque sia, il presidente-segretario ha detto stop: sul piccolo schermo non funzionano, in certi casi sono addirittura dannose, meglio quindi nasconderle. Certo, per le renziane in generale questo non è un bel momento.

Basti pensare a Federica Mogherini, imposta dopo un lungo braccio di ferro come Alto rappresentante Ue per la sicurezza e la politica estera, accusata adesso di lavorare per il re di Prussia, cioè per la regina Angela. O anche a Debora Serracchiani, vicesegretario del Pd, caduta in disgrazia, raccontano, per il suo «sterile e discontinuo» impegno nella gestione del partito: tutto il peso è sulle spalle di Lorenzo Guerini. E per colpa del crac delle banche persino una fedelissima come Maria Elena Boschi sta diventando scomoda e si è un po’ defilata.

Anna Verrà

Va un po’ meglio, forse, solo all’ultima entrata nel cosiddetto «giglio magico», Anna Ascani, laureata in Lettere e Filosofia, ventottenne deputata dell’Umbria, la più giovane parlamentare della Repubblica. Il suo ingresso a corte risale al settembre scorso, quando qualcuno l’aveva vista scendere dall’elicottero del premier, atterrato a Cernobbio per partecipare al meeting. La Ascani nasceva lettiana ma è stata velocissima, un paio d’anni fa, a fiutare il nuovo vento. È figlia di un democristiano, Maurizio Ascani, che fu anche vicesindaco di Città di Castello alla fine degli anni Ottanta in una giunta anomala guidata da un sindaco del Pci. È determinata e combattiva. Si è fatta largo con le primarie. È giovane. È secchiona, come documentano le statistiche di Montecitorio: è risultata presente all’84 per cento delle votazioni elettroniche, rarissimamente (0,25 per cento) ha votato contro le indicazioni del capogruppo, ha presentato sette proposte di legge come prima firmataria, ha sottoscritto fiumi di interpellanze, interrogazioni, mozioni. Un tipo così non poteva che piacere al presidente del Consiglio, che infatti l’ha promossa sul campo spedendola in tv, persino a Porta a Porta. La bimba è tosta. È riuscita a sopravvivere pure ad alcune sue gaffe. Qualche mese fa le è capitato di dire che era già abilitata all’insegnamento, ma i grillini hanno fatto una verifica scoprendo che non era vero: si era iscritta al Tfa (tirocinio formativo attivo) come altre migliaia di aspiranti docenti senza però concluderlo. Lei ha dovuto ammettere di aver detto «una cosa imprecisa e sbagliata» ma che non si aspettava «una gittata di fango» come quella.

Le magnifiche cinque

Sì, gittata. Renzi l’ha premiata arruolandola nella task-force per trattare con i sindacati degli insegnanti la riforma della «buona scuola». Anzi, «buona sola», come aveva scritto un giorno su Twitter. Dito traditore? Lapsus freudiano? Poco male, la prestigiosa rivista Forbes l’ha comunque inserita tra i trenta giovani politici più influenti d’Europa. Lei è ancora raggiante: «Una gioia grande e inaspettata, che mi emoziona, soprattutto perché arriva al termine di un anno di impegno forte e costante per riformare il Paese. Vedere riconosciuto questo lavoro a livello internazionale è davvero un grande orgoglio». Le altre? Rosicano in silenzio. Ad esempio, dove sono finite le cinque capoliste delle Europee del 2014, i cinque fiori all’occhiello di Renzi? Mistero. Grazie al 41 per cento raggiunto all’epoca dal Pd, loro avevano fatto il pieno delle preferenze. Ma poi Alessandra Moretti, Simona Bonafè, Caterina Chinnici, Pina Picierno e Alessia Mosca, una volta arrivate a Bruxelles, sono scomparse. Ad eccezione della Mosca, trentaseiesima su 73, l’unica che si dà da fare, le altre dopo un anno risultavano ai livelli più bassi della classifica della produttività all’interno del gruppo degli europarlamentari italiani. Per numero di interventi, presentazione di risoluzioni, interrogazioni parlamentari, relazioni a provvedimenti, la Moretti era addirittura al penultimo posto. Solo l’ex presidentessa del Piemonte, Mercedes Bresso, aveva fatto peggio.

"Ladylike"al tramonto

Renzine-kleenex, usa e getta. Lo spot è finito, accomodatevi in panchina. La Moretti, a dire il vero, ha fatto ancora parecchio parlare di sé, quando la scorsa primavera il Pd l’aveva candidata alla presidenza del Veneto. Certo, sfidare Luca Zaia nella patria della Lega era un’impresa suicida, una mission impossible, però lei ci ha messo del suo. Chi non ricorda lo stile ladylike? Basta con i look austeri alla Rosy Bindi, sosteneva, «noi dobbiamo e vogliamo essere belle, brave, intelligenti ed eleganti». Massacrata dai social network, provò a rimediare travestendosi da suora. «Mi sono dovuta vestire con un look da ferrotranviere», disse, perdendo così anche i voti del personale delle Fs. «Finirà sette a zero e quello del veneto sarà il golden goal», questa la sua dichiarazione a due giorni dal voto, quando era ormai chiaro che la sua sarebbe stata una batosta. Dopo, sembra, ha capito: «La sconfitta ha un solo responsabile e sono io». Adesso sull’ex recordwoman delle preferenze alle Europee è sceso un provvido velo di silenzio. Video proibito pure per Alessia Morani, vicecapogruppo del Pd alla Camera. Un volta si era talmente annodata negli anacoluti del suo discorso che subito tutti hanno ripensato alla supercazzola di Ugo Tognazzi, il conte Mascetti di Amici miei. «Sì, forse ho fatto un po’ di confusione, sono stata poco chiara.

Ma perché non mi hanno fatto parlare di giustizia, un argomento che conosco?».

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