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"La mia vita sconvolta da Ciro Grillo"

Il pianto in aula della testimone chiave: "Silvia mi disse che l'avevano violentata tutti"

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Al processo per stupro di gruppo contro Ciro Grillo e i suoi amici Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria, a Tempio Pausania, è il giorno delle presunte vittime. Silvia (il nome è di fantasia), la ragazza italo-norvegese che ha denunciato di essere stata violentata dai quattro nella villa di Grillo in Costa Smeralda, in quella notte di luglio del 2019, per la prima volta è in aula ad assistere all'udienza.

E a testimoniare, ieri, c'era Roberta (anche questo un nome di fantasia), l'amica che era con lei quella notte, anche lei vittima di violenza sessuale secondo l'accusa perché, mentre dormiva sul divano, Grillo e due dei suoi tre amici (escluso Corsiglia, che nel frattempo dormiva) le avevano scattato foto oscene, ritrovate sui loro smartphone. E che gli imputati hanno sempre tentato di derubricare a «uno scherzo», un «gioco» senza malizia. Ad aprire il processo sono state le eccezioni della difesa, che aveva chiesto un rinvio sollevando la questione della composizione del collegio giudicante, modificato dopo il trasferimento di uno dei giudici, Nicola Bonante, a Bari. I giudici però hanno respinto questa e le altre eccezioni, proseguendo con la testimonianza di Roberta. Alla quale, però, Silvia non ha potuto assistere: «Ora devo farmi tanta, tanta forza...», aveva detto entrando in aula con il suo legale, Giulia Bongiorno. Ma di fronte all'opposizione dei difensori dei cinque ragazzi alla sua presenza, la ragazza è stata fatta accomodare in un'altra stanza.

Sul banco dei testimoni, invece, c'era la sua amica, difesa dagli avvocati Vinicio Nardo e Fiammetta Di Stefano, che ha fatto sentire la propria voce raccontando i suoi ricordi di quella notte di quattro anni fa. Roberta, oggi 23enne, ha risposto alle domande del procuratore capo di Tempio Pausania Gregorio Capasso ricostruendo gli eventi delle ore trascorse prima in discoteca, al Billionaire di Porto Cervo, dove lei e Silvia hanno conosciuto i quattro ragazzi, e più tardi all'interno della villa di Beppe Grillo a Cala Di Volpe, dove il gruppo si era trasferito a fine serata.

Roberta ha ripercorso i suoi ricordi: prima la spaghettata, durante la quale si era occupata di cucinare, raccontando che mentre era ai fornelli Corsiglia si era offerto di aiutarla e che lei aveva compreso che era un modo «per restare solo con me»; poi la proposta di Capitta di dormire insieme, proposta respinta al mittente. Roberta ha anche ricordato di essersi addormentata sul divano intorno alle sei del mattino, quando da un po' non vedeva la sua amica che era andata in stanza proprio con Corsiglia. E infine ha ricostruito le tre volte in cui, in quello scorcio di notte, era stata svegliata. Prima dalle urla di Ciro Grillo, che si lamentava perché lui si era portato Silvia a casa per appartarsi con lei e invece era a letto con qualcun altro. Poi ancora da Grillo jr, che la invitava, invano, a seguirlo in camera. E infine dall'amica, avvolta da un accappatoio, che stava piangendo, ma che a una sua domanda su che cosa fosse accaduto avrebbe risposto che non era «successo niente». Poi, tra le 8/9 e le 12.30, niente la distoglie dal sonno, nemmeno le foto scattate a sua insaputa, mentre lei infatti dorme profondamente. Roberta ha confermato il racconto già fatto agli inquirenti, aggiungendo che al risveglio, verso l'ora di pranzo, non vedendo Silvia la cerca trovandola nuda nel letto di una delle stanze, sotto shock e in lacrime: ed è in quel momento che la ragazza italo-norvegese le racconta di essere stata violentata dal gruppo, «tutti insieme». Un racconto coerente, «preciso e puntuale», e anche drammatico. Roberta si è fermata più volte in preda all'emozione, è anche scoppiata a piangere esclamando «la mia vita è sconvolta», e costringendo a sospendere l'udienza, prima di continuare nel suo racconto.

Che, secondo l'avvocato Bongiorno, oltre a essere stato «efficace e lucido, ha messo una pietra angolare importante sulla ricostruzione di quanto accaduto», perché «per la prima volta il tribunale ha potuto vedere, e non leggere sui giornali, il dolore e la sofferenza di queste ragazze».

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