Politica

Michelle si leva il velo e smaschera le buoniste italiane

A Riad col marito a capo scoperto: non s'è piegata alla diplomazia e al politicamente corretto come in passato le nostre connazionali

Quando la Fallaci, durante la storica intervista a Khomeini, si tolse il chador - «questo stupido cencio da medioevo» - fu un gesto di sfida all'Ayatollah. L'altro giorno, sbarcata a Riad col marito per i funerali di re Abdullah e incontrare il successore re Salman, Michelle Obama ha preso la questione all'origine, si può dire: ed è scesa dall'Air Force One senza velo. Con braccia e gambe ben coperte, ma a capo scoperto e chioma svolazzante.

A molti non è piaciuto. Il video in cui sarebbe stata oscurata dalla tv saudita sarebbe un falso secondo il Wall Street Journal , ma la first lady è stata criticata sui social, e su alcuni media arabi, per il suo abbigliamento (un abito blu, con i pantaloni, considerato poco adatto per un funerale, dove avrebbe dovuto presentarsi in nero), ma soprattutto per il suo «sgarbo» a una consuetudine diplomatica: quella per cui una donna occidentale, in visita ufficiale in un Paese come l'Arabia Saudita, indossa il velo. E lo indossa per cortesia, non perché obbligata come le donne saudite che, fra le altre cose, non possono guidare l'automobile, e di solito portano il niqab, che lascia scoperti solo gli occhi. I detrattori di Michelle ricordano un'altra gaffe, quella alla corte di Sua Maestà, quando abbracciò la regina Elisabetta. Del resto la First lady è famosa anche per il suo stile poco ortodosso, che già di per sé è un mezzo di comunicazione politica. Ma questa volta, più che di un'infrazione (più o meno simpatica) all'etichetta, sembra un gesto apertamente politico. Questo sì clamoroso, questo sì una sfida, questo sì una chiara e imperiosa dichiarazione d'indipendenza: la testa è mia e la scopro come voglio io. Come la Fallaci davanti a Khomeini. Perché è vero che Riad è alleata degli Stati Uniti, ma in America da mesi si discute dei diritti negati alle donne e delle violazioni dei diritti umani in Arabia Saudita, soprattutto dopo il caso del blogger condannato alla fustigazione per offese all'islam. Insomma l'impressione è che Michelle, la politicamente correttissima Michelle, la signora dell'orto biologico, della sigaretta proibita al marito, e di tanti altri omaggi all'altare dell'apparenza buonista, questa volta, con un gesto semplice semplice, abbia parlato molto chiaro, e molto poco politicamente corretto: anzi, in realtà, tanto corretto da diventare scandaloso. Forse Lady Obama «ha osato quello che molti non osano» come diceva uno dei suoi sostenitori ieri su twitter, e non erano pochi quelli che, dopo le critiche e le polemiche, poi hanno cominciato a sostenerla, ad applaudire il suo coraggio, esibito a tutto il mondo col sorriso sulla faccia. È quella che il Washington Post ha definito fashion diplomacy , ricordando i precedenti di Laura Bush e Condoleezza Rice senza velo davanti a Abdullah.

Michelle è riuscita in quello che Emma Bonino forse ha tentato nella sua visita a Teheran, nel dicembre 2013, quando si disse che sfiorò l'incidente diplomatico rifiutando di indossare il foulard prima di sbarcare dall'aereo. Michelle, donna che smentisce da sola i pregiudizi e non ha bisogno di ergerli a battaglia per l'identità (la sua, si intende), non ha fatto come la presidente della Camera Boldrini che, in visita alla Grande Moschea di Roma, nel dicembre scorso ha indossato allegramente un velo bianco. Né lo ha sfoggiato per vezzo, alla Lilli Gruber. Alla first lady hanno anche rinfacciato di avere indossato il velo in Indonesia, ma non in Arabia Saudita: perché? Forse perché voleva mandare un messaggio, più potente di tanti discorsi. Del resto non è che fosse lì da sola, di fianco a lei c'era il marito, il presidente degli Stati Uniti: e sarà anche un uomo, ma probabilmente se ne sarà accorto.

Evidentemente era d'accordo con lei.

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