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Migranti, parroco di Pompei attacca Salvini: "Ora castrati il cervello"

Il vicerettore del santuario di Pompei, don Ivan Licinio, sul migrante che ha stuprato una operatrice: "Salvini, castrati il cervello... ma lo hai piccolo".

Migranti, parroco di Pompei attacca Salvini: "Ora castrati il cervello"

"Salvini fai un piacere a tutti, uomini e donne, castrati il cervello... ma forse ce l'hai troppo piccolo". Con queste parole il vicerettore del santuario di Pompei, don Ivan Licinio, attacca Matteo Salvini e la sua richiesta di castrare il migrante che ieri ha violentato una operatrice del centro di accoglienza.

Sul tema dell'immigrazione si fa sempre più duro lo scontro tra destra e sinistra, leghisti e Chiesa. Ieri il leader del Carroccio, come altre volte in passato, aveva proposto la castrazione chimica per il richiedente asilo che ha stuprato una ragazza nel centro di accoglienza di Varcaturo, nel napoletano. Parole dure, che hanno scatenato la reazione del parroco del santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei. "Vi chiedo scusa anticipatamente - scrive su Facebook - se urterò la vostra suscettibilità e se leggerete un sfogo che va oltre la mia solita pacatezza e correttezza, ma credo che di fronte a certe cose non si può stare in silenzio. Leggendo questa ennesima cavolata di Matteo Salvini, in un clima storico peraltro molto delicato, mi veniva un pensiero sillogistico. Se Salvini chiede la castrazione per coloro che usano un membro del corpo al fine di commettere violenza, la punizione dovrebbe essere attuata anche per chi usa un altro membro, la lingua, allo stesso scopo". Il ritornello di don Licinio è sempre quello: "In Italia la maggioranza degli stupratori sono connazionali e che la percentuale di donne straniere stuprate dagli italiani è altissima". Per questo, è il suo ragionamento, urlare alla castrazione chimica "significa fare violenza all'intelligenza". Infine, il duro attacco al leader della Lega Nord: "Salvini fai un piacere a tutti, uomini e donne, castrati il cervello...

ma forse ce l'hai troppo piccolo".

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