Cronache

Migranti, pressing Pd sui porti aperti alle Ong

Zingaretti si schiera: «La Ocean Viking deve sbarcare in Italia senza se e senza ma»

Migranti, pressing Pd sui porti aperti alle Ong

Salvini non è più ministro dell'Interno e l'Italia rischia di tornare il campo profughi di un tempo, almeno stando alle dichiarazioni che iniziano a uscire da Pd e 5 stelle. Il primo a parlare è stato Matteo Orfini, del Partito democratico, che commentando la decisione del ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, di impedire l'ingresso nelle acque nazionali a una delle navi Ong presenti nel Mediterraneo, ha specificato: «Il primo atto del nuovo governo è chiudere i porti alla Alan Kurdi che è ancora in mare con solo 5 naufraghi a bordo. Così non va bene, per niente. Cacciare Salvini e tenersi le sue politiche non mi pare geniale. Chiedo al governo di correggere subito questo errore». In serata è il segretario dem a rincarare la dose: «La Ocean Viking per me deve entrare senza se e senza ma in un porto italiano».

La Alan Kurdi ieri non ha avuto bisogno di arrivare fino alle coste italiane, visto che gli ultimi 5 clandestini recuperati dalla nave della tedesca Sea-Eye sono stati autorizzati a sbarcare a Malta per poi essere trasferiti nei Paesi dell'Ue che hanno dato disponibilità. «Dopo colloqui con la Commissione - fanno sapere da La Valletta -, Malta ha deciso di partecipare ad una soluzione europea che sbloccasse l'impasse offrendo la possibilità dello sbarco». A recuperare gli immigrati a bordo della Alan Kurdi sarà una nave della Marina maltese. L'accordo è stato possibile perché l'Organizzazione non governativa ha deciso di ritirare una causa contro l'esecutivo dell'isola.

Ma c'è un altro nodo da sciogliere, quello della Ocean Viking, l'imbarcazione di Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere che ha attualmente a bordo 84 persone, di cui 50 recuperate alcuni giorni fa e 34 trasbordare dalla Josefa, la barca a vela che prende il nome dalla naufraga salvata lo scorso anno nell'ambito dell'affondamento di un gommone. Attualmente la nave sta cercando un porto sicuro, ma vaga senza trovarlo dopo averne rifiutato uno in Libia. L'Imrcc di Roma, il centro di coordinamento della Guardia costiera, ha risposto «picche», su dettame dei ministeri competenti, attirandosi le critiche su Twitter della Ong, che evidentemente già si frega le mani per la possibile riapertura dei porti a opera del governo giallorosso, che segue certamente i dettami dell'Europa. Dimostrazione ne è il discorso di Ursula von der Leyen.

«Dobbiamo riformare Dublino - ha detto ieri la presidente della Commissione europea - è una questione che riguarda la solidarietà, che per definizione non può dipendere da una posizione geografica. E questa non può essere la base sulla quale un Paese deve assumersi maggiori responsabilità rispetto all'arrivo dei migranti». Un concetto espresso anche dal premier Conte, che ribadisce la necessità di «modificare Dublino e il decreto Sicurezza». Tra coloro che chiedono di riaprire i porti e annullare i provvedimenti realizzati da Salvini, anche l'ex pentastellato Gregorio De Falco: «La parziale rivisitazione del Sicurezza bis è insufficiente e generica - ha spiegato - poiché quelle norme devono essere disapplicate, se l'intervento fosse minimale sarebbe del tutto insoddisfacente».

Insomma, se per Salvini con il governo gialloverde la pacchia per le Ong era finita, ora la situazione rischia di ribaltarsi e di riportare l'Italia a essere il campo profughi dell'Europa che ha solo interesse nel prevaricare il nostro Paese con la connivenza di chi lo amministra.

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