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Migranti, schiaffo Ue sulla redistribuzione

L'Ungheria boccia i porti aperti: pericoloso Spagna e Francia frenano sull'intesa

Migranti, schiaffo Ue sulla redistribuzione

Nessuna certezza, nessun automatismo. Per ora. A meno di una settimana dal vertice a Malta dei ministri dell'Interno - dove debutterà la titolare del Viminale Luciana Lamorgese - che dovrebbe dare vita a un nuovo accordo europeo sulla redistribuzione dei migranti, si naviga ancora a vista.

Se il caso di Ocean Viking con l'annunciata ripartizione dei migranti tra Paesi membri è stato preso a simbolo della nuova era della solidarietà post Salvini, la strada per rendere strutturale un meccanismo di suddivisione dell'accoglienza è ancora in salita. L'obiettivo si scontra con gli stessi ostacoli che in passato hanno reso inefficaci le già tentate redistribuzioni di migranti dall'Italia al resto d'Europa: la maggior parte di coloro che sbarcano qui sono migranti economici, cioè non hanno diritto ad alcuna forma di protezione internazionale, e pertanto finora non sono mai stati presi in carico dagli altri Paesi Ue. Basti pensare che negli ultimi 14 mesi solo il 44% di coloro che dovevano essere redistribuiti è stato poi effettivamente trasferito. È su questo che le posizioni rimangono «distanti», secondo quanto trapela da fonti europee, e sono oggetto dei contatti diplomatici in vista del vertice: a fronte di qualche apertura da parte della Germania c'è il no secco dell'Ungheria, che ha definito «deplorevole e pericoloso» il fatto che l'Italia abbia fatto attraccare navi con migranti. «Facile fare i sovranisti con le frontiere degli altri. Chi non accetta le quote deve essere sanzionato duramente», la dura replica di Di Maio. Nel mezzo c'è l'incertezza della Francia. La questione sarà affrontata domani a Roma durante la visita del presidente Emmanuel Macron al premier Conte. Il presidente del Consiglio chiederà un impegno politico per superare la distinzione tra rifugiati e non, e arrivare così alla presa in carico di tutti gli stranieri in base alle quote prefissate. Con trasferimenti da concordare prima dello sbarco e da attuare con tempi immediati. Parigi potrebbe venire incontro alle richieste di Roma, ma solo per quanto riguarda migranti economici da Paesi con cui la Francia abbia già accordi efficienti di rimpatrio. E d'altra parte non sembra voler retrocedere da un «primo studio» della situazione degli stranieri prima di trasferirli.

Senza certezze il rischio è di cambiare perché nulla cambi. Se verranno accolti su base volontaria solo i migranti che abbiano fondati motivi per ottenere lo status di rifugiato, si tratterà solo di una piccola quota. L'unica via, a cui stava lavorando già l'ex ministro degli Esteri Moavero Milanesi è che non ci sia la possibilità di scegliere quali migranti prendere, così da rendere la ripartizione automatica.

Palazzo Chigi mira a chiedere anche una gestione comunitaria dei rimpatri sotto la regia della Commissione europea, e la rotazione dei porti di sbarco nel caso quelli italiani dovessero subire una pressione sproporzionata, coinvolgendo Spagna e Francia che però sul punto sembrano non voler cedere. Il difficile accordo per ora riguarderebbe solo le navi delle Ong. Non si fa riferimento a tutti gli altri migranti che arrivano con gli sbarchi fantasma.

Tunisini, soprattutto, che non hanno diritto alla protezione internazionale e che in Italia sono i più numerosi.

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