Cronache

Un milione di donne capofamiglia

In 970mila case italiane lavora soltanto lei. E chi ha più figli spesso va in crisi

Un milione di donne capofamiglia

Roma - Un milione di famiglie con figli dove nessuno dei membri ha un'occupazione (ma magari un reddito sì). Poi altrettanti nuclei dove solo la donna percepisce uno stipendio. Nel primo caso si tratta di una conferma, nel secondo di una novità degli ultimi tempi. Ieri Istat ha diffuso i «dati familiari» delle forze di lavoro e quello che salta agli occhi dalle tabelle dell'Istituto nazionale di statistica sono proprio quelle 970 mila famiglie, con o senza figli, dove l'unica a lavorare è la donna.

Categoria statistica molto ampia. Dentro ci sono le donne occupate a tempo pieno o part time e gli uomini che non lavorano sono disoccupati, inattivi, pensionati. Possibile quindi che giochino fattori come la maggiore longevità delle donne, il fatto che molte coppie siano formate da un uomo più anziano della donna.

Ma pesa anche il cambiamento del mercato del lavoro. Non è difficile immaginare una famiglia dove il componente maschile ha perso il lavoro e la donna no, oppure lo ha cercato se prima non aveva un'occupazione per compensare la perdita di lavoro del marito. Su un totale di 11,5 milioni di famiglie, ce ne sono 632 mila con figli dove le donne lavorano e gli uomini no. Paradossalmente i nuclei senza figli dove la donna lavora sono di meno: 339 mila. Secondo i dati, insomma, la condizione di madre non è un intralcio a lavorare. A volte è una necessità.

Il fenomeno delle famiglie con un'unica busta paga in rosa è in crescita, specchio di un mercato del lavoro in difficoltà, ma dove le differenze di genere si stanno lentamente colmando.

Balza all'occhio la presenza di quasi 1,2 milioni di famiglie con figli dove nessuno dei due genitori lavora. In gran parte 858 mila, sono inattivi. In questa categoria rientrano quindi anche le famiglie che hanno redditi non da lavoro e non lavorano per scelta.

Più della metà di questi nuclei familiari vive nel Mezzogiorno: ben 718 mila famiglie con figli e genitori senza lavoro vivono nelle regioni del Sud. Le famiglie senza figli composte da non occupati sono di meno: 822 mila.

Il dato sulle famiglie si lega strettamente a uno dei problemi strutturali del Paese, il basso tasso di occupazione. La percentuale di residenti in Italia in età da lavoro e in grado di lavorare è molto più bassa della media europea. Circa il 57,4 per cento.

Il tasso di occupazione femminile si ferma al 48,3. Ma è in crescita. Lenta (troppo) ma costante. Nel 2010 era il 56,5. Quella maschile sta invece conoscendo una tendenza contraria, cioè un calo, anche in questo caso lento ma costante. Da un tasso di occupazione del 75 per cento di sette anni fa, nel 2016 siamo arrivati al 73,6%.

In sostanza, crescono le famiglie monoreddito dove gli uomini sono senza lavoro, cresce lentamente il tasso di occupazione femminile, ma diminuisce quello maschile.

Con la crisi resta il rischio che in Italia la parità tra i sessi si raggiunga dopo un peggioramento delle condizioni degli uomini e un lento e insufficiente progresso delle donne.

Un punto di equilibrio troppo basso.

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