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Milioni di profughi afghani diretti sulla rotta balcanica

Dopo la caduta di Kabul, pronto un nuovo esodo attraverso l'Iran per inseguire il miraggio europeo

Milioni di profughi afghani diretti sulla rotta balcanica

I primi a pagare per gli errori dell'America e di Joe Biden saremo noi europei. I numeri parlano chiaro. Entro l'autunno, se - come appare inevitabile - Kabul cadrà in mano ai talebani, la rotta balcanica si trasformerà nell'arteria del nuovo esodo afghano. Un esodo capace di far impallidire i numeri del 2015 quando ai confini nord orientali dell'Italia e a quelli meridionali di Austria e Germania bussarono un milione e passa di migranti provenienti in gran parte dalla Siria. Stavolta sarà la volta degli afghani in fuga dall'orrore talebano.

I conti sono presto fatti. Già oggi - secondo l'Alto Commissariato dell'Onu - oltre due milioni e mezzo di afghani vivono nei campi profughi sparsi tra l'Iran e il Pakistan. A questa massa di uomini, donne e bambini costretti a vivere lontano dal proprio paese, vanno aggiunti due milioni di sfollati interni, ovvero due milioni di afghani rimasti dentro i confini nazionali, ma senza più una dimora o un luogo in cui vivere. E a moltiplicare vertiginosamente questi numeri contribuisce l'incontenibile offensiva integralista delle ultime settimane. Ai 400mila sfollati messisi in marcia tra il primo gennaio e la fine di giugno, si sono aggiunti centinaia di migliaia di disperati in fuga da Herat, Kunduz, Kandahar, Ghazni e dagli altri centri caduti nell'ultima settimana. Solo a Kabul sono arrivati, in questi giorni, più di 60mila sfollati in fuga da Kunduz e dalle altre regioni settentrionali che si sono accampati nel parco cittadino di Shahr-e-Naw. Ma non illudiamoci, non tutti quei disperati resteranno in Afghanistan o nei campi profughi dell'Iran e del Pakistan. La dinamica è semplice. Chi in questi anni ha scelto di accamparsi in Iran e Pakistan sperando in un miglioramento della situazione capace di consentire il ritorno a casa potrebbe abbandonare ogni speranza e inseguire il miraggio europeo mettendosi in fila sulla rotta che dall'Iran scende verso la Turchia. Una rotta già oggi assai affollata visto che sui territori di Ankara sono presenti, secondo le stime delle agenzie umanitarie, almeno 400mila afghani in gran parte clandestini ed irregolari. A loro - nonostante i 156 chilometri di muro fatti costruire dal presidente turco Recep Tayyp Erdogan al confine con l'Iran - potrebbero aggiungersi nelle prossime settimane anche gli scampati alle nuove persecuzioni talebane. Zarmina Takhari, arrivata nella capitale dopo una drammatica fuga dal villaggio di Shahr-e-Kohna, nella provincia di Takhar, ha raccontato all'Associated Press di aver perso ben 12 fra fratelli e zii passati per le armi dai talebani dopo esser stati accusati di aver collaborato con la polizia e l'esercito. Una testimonianza drammatica, ma cruciale per capire quanto difficile sarà per l'Europa, e per il nostro Paese, misurarsi con i numeri e la disperazione del nuovo esodo afghano. A differenza dei migranti muscolosi e ben nutriti sbarcati sulle nostre coste dalle navi delle Ong, quelli afghani non fuggono da guerre e carestie spesso pretestuose, ma da orrori e violenze autentici. Orrori e violenze che rendono impossibile allinearsi al cinismo di Danimarca, Austria, Belgio e Grecia pronte - solo una settimana fa - a firmare una vergognosa lettera (condivisa inizialmente anche da Germania e Olanda) in cui chiedevano all'Ue di rispedire a casa gli irregolari afghani.

Di fronte ad una simile tragedia sarà invece più che mai indispensabile un piano europeo di aiuti e contributi capace di parcellizzare quell'esodo infinito distribuendo l'accoglienza dei richiedenti asilo afghani lungo tutta la rotta che dall'Iran scende verso Turchia e Grecia per poi risalire lungo i Balcani fino ai confini europei. Anche perché se Biden e l'America restano i principali responsabili del disastro afghano e del voltafaccia finale non possiamo dimenticare che gran parte dell'Europa, Italia compresa, ha avuto un ruolo nei fallimentari progetti politico- economici che stanno consentendo il ritorno al potere degli eredi del Mullah Omar.

Anche per questo davanti alla disperazione di quei profughi sarà impossibile voltar la faccia altrove.

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