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Le mille Amazzoni di Allah in Libia

Sono le volontarie straniere dell'Isis, addestrate anche per diventare kamikaze. Fra loro 300 tunisine, con molti legami italiani

Le mille Amazzoni di Allah in Libia

In Libia le jihadiste con il burqa, volontarie straniere dello Stato islamico, sarebbero un migliaio. Fra le donne della guerra santa circa 300 sono tunisine. Molte combattono o giurano di essere pronte a farsi saltare in aria in nome del Califfo. Almeno quattro sono super ricercate comprese due sorelle, che i libici hanno catturato. Le aspiranti martiri sono partite per sposare dei terroristi tunisini di Ansar al Sharia, che hanno giurato fedeltà al Califfo. Uno dei consorti jihadisti è Nouruddine Chouchane, dato per morto nel raid aereo Usa su Sabrata del 19 febbraio, ma forse ancora vivo. Stratega della strage del museo il Bardo dello scorso anno a Tunisi, dove hanno perso la vita 4 turisti italiani, ha vissuto a lungo a Novara. I suoi uomini erano coinvolti nel sequestro dei quattro ostaggi italiani. Salvatore Failla e Fausto Piano, due dei rapiti, sono stati uccisi ai primi di marzo in un'imboscata nel deserto assieme ai sequestratori, tutti tunisini, comprese due donne.

Rahma Chikhaoui compirà 17 anni domani. Sua madre Olfa Hamrouni, che vive in un sobborgo povero di Tunisi, ha raccontato come sia fuggita di casa per sposarsi con Chouchane, il terrorista, che faceva il muratore a Novara. «All'inizio usavano le ragazze per fare sesso, ma poi mia figlia ha sostenuto che c'erano centinaia di donne pronte a combattere al fianco degli uomini» spiega la madre al quotidiano britannico The Times. Assieme a Rahma è fuggita per raggiungere le bandiere nere in Libia, la sorella maggiore Ghofran, che si è fatta fotografare con il chador che la copre dalla testa ai piedi, a parte il volto, imbracciando un kalashnikov. Ghofran, che è stata pure arrestata in Libia, come la sorella, ha sposato un altro terrorista tunisino ricercato dallo scorso settembre, Abdelmonêm Amami.

La madre delle sorelle jihadiste racconta di come le ragazzine fossero pronte a immolarsi da kamikaze: «Tutte e due sono state addestrate all'uso delle armi. Rahma ha lasciato la Tunisia con l'obiettivo di partecipare ad una missione suicida. Parlava apertamente di farsi saltare in aria».

Badra Gaaloul, ricercatrice del Centro internazionale di studi strategici e della sicurezza di Tunisi, ha stimato con il Times «che ci siano 1000 donne (jihadiste straniere) in Libia, comprese 300 tunisine, con ruoli diversi compreso il combattimento. Vengono dall'Egitto, la Siria e molte dal Sudan».

La madre di Rahma racconta che «in febbraio (quando è scattato il raid Usa in Libia ndr) ho ricevuto una sua telefonata. «Sono a Sabrata è molto pericoloso» mi ha detto aggiungendo «prega per me diventerò una martire. Per la prima volta l'ho sentita piangere». Poi la ragazza ha annunciato: «Fra poco lo Stato islamico arriverà in Tunisia». Si riferiva all'attacco del 7 marzo a Ben Guerdane, una cittadina tunisina vicina al confine libico, respinto dalle forze di sicurezza.

Fra le super ricercate come terroriste del Califfo, il ministero dell'Interno tunisino, ha reso noto anche le foto segnaletiche di Faten Abbes, 21 anni e Dorsaf Laâmari della stessa età. Tutte giovani irretite su internet dai mujaheddin, che le attraggono con le sirene del matrimonio e della guerra santa. Nelle foto il volto che spunta dal chador è quello di belle ragazzine con lineamenti dolci e sguardi pieni di vita.

Samira Merai, ministro per l'emancipazione femminile in Tunisia, ha ammesso che fino allo scorso dicembre almeno 700 connazionali sono partite per i fronti di guerra del Califfato. Il numero delle jihadiste tunisine in Libia è aumentato dallo scorso settembre grazie ad Umm Rayan, una delle comandanti delle cosiddette brigate Khansaa, di sole donne con il burqa nero e armate di kalashnikov. Umm Rayan si è trasferita dalla Siria al territorio libico per formare una nuova unità jihadista femminile.

Ogni recluta può valere fino a 3mila dollari, soprattutto se è giovanissima, a partire da 15 anni, per plasmarla meglio con il lavaggio del cervello del Califfato.

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