Politica

Minenna e Raineri: non c'è trasparenza

Dal super assessore e dal magistrato nuove ombre sulla giunta grillina

Roma I «cinque tecnici» hanno lasciato i loro posti in aperta contestazione della giunta Raggi e ben attenti a fare rumore. Il superassessore Marcello Minenna denuncia un «deficit di trasparenza», il capo di gabinetto Carla Raineri fa capire che in Campidoglio c'è carenza di legalità, i vertici di Atac si dicono costretti alle dimissioni per «indebite ingerenze» della giunta.

E siamo solo all'inizio. Finora, quella che è stata più cauta è stata la Raineri, ma solo perché sta ponderando bene come lanciare i suoi strali. Nel modo in cui facciano più male. La prima cosa che ha fatto la magistrata, dopo aver sbattuto dietro di sé la porta del Campidoglio, è stata andare al Csm venerdì pomeriggio per riprendere la sua carriera in toga. Ha già fatto domanda per rientrare in ruolo ed è pronta a presentare una memoria per riprendere la corsa per diventare consigliere presidente di sezione nella Corte d'Appello di Milano. Grande esperta anticorruzione, specializzata nel settore degli investimenti e dei derivati, vorrebbe che il Consiglio considerasse di nuovo valida la domanda presentata prima di diventare capo di gabinetto di Virginia Raggi. La sua tesi sarebbe che, visto che la nomina è stata considerata illegittima non ha prodotto i suoi effetti. Questo consentirebbe di ottenere la promozione già nei prossimi giorni e non fra circa 6 mesi, in base a una nuova domanda.

Ma la Raineri ha il dente avvelenato e prepara soprattutto una dichiarazione che potrebbe gettare ombre sulla giunta Raggi e il suo staff personale, visto che la magistratura ha già fatto capire che la sua decisione ha a che fare con qualche problema di legalità in Campidoglio. Tra non molto renderà pubbliche le sue ragioni e certo non sarà piacevole per il «raggio magico» Frongia-Marra-Romeo.

Il superassessore Minenna, invece, ha già vuotato il sacco e le sue motivazioni sono in perfetto accordo con quelle che fa prevedere la Raineri. «Ho sentito il dovere - scrive su Facebook - di rassegnare le dimissioni dall'incarico quando ho percepito quello che definirei eufemisticamente un deficit di trasparenza nella gestione della procedura di revoca di quella delicatissima e nevralgica figura amministrativa del Capo di Gabinetto». L'ex assessore al Bilancio dice di rendersi conto che «il silenzio non paga e può essere frainteso». Dichiarazioni che provocano anche la richiesta del Pd di un'audizione in Commissione Antimafia di Minenna e Raineri. E intanto il giudice Ferdinando Imposimato, vicino a M5S, accusa Cantone: «Ha sabotato la giunta Raggi per favorire Renzi. È il suo ennesimo errore»

AMG

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