Cronache

Il miracolo delle bimbe siamesi "rinate"

Cinque équipe hanno separato due gemelline algerine attaccate per l'addome e il busto

Il miracolo delle bimbe siamesi "rinate"

Roma Quando, un anno e mezzo fa, Athmané e Amina sono partiti dall'Algeria non avevano grandi speranze. Le loro figlie Rayenne e Dijhene, gemelle siamesi di 17 mesi unite per l'addome e il torace, che adesso giocano sui lettini separati dell'ospedale romano Bambino Gesù, non potevano contare su un futuro normale. Il loro destino era di vivere guardandosi negli occhi come in uno specchio, dato che condividevano torace a addome. Eppure dopo un anno di preparazione, il lavoro di cinque equipe mediche con l'aiuto di stampanti 3D per Tac e risonanze tridimensionali, ora Rayenne e Dijhene sono testimoni di un risultato medico straordinario. Erano trent'anni che non succedeva, ed è tutto merito di un'eccellenza italiana.

«Da un anno qui al Bambino Gesù attendevamo questo momento speciale», dichiara emozionata Mariella Enoc, presidente dell'ospedale pediatrico romano, presentando l'intervento che lo scorso 7 ottobre (ma reso noto soltanto ieri), ha consentito la separazione delle gemelline algerine. Un mezzo miracolo, se si conta che circa il 75 per cento dei siamesi non sopravvive all'operazione.

L'intervento è stato eseguito da un team multidisciplinare di circa 40 persone guidato da Alessandro Inserra, direttore del Dipartimento Chirurgico. Per preparare l'intervento sono stati realizzati modelli e stampe 3D delle piccoline. Durante la fase di indagine, la struttura, gli organi, la rete vascolare e le dimensioni delle gemelline sono state «replicate» in ogni dettaglio. Rayenne e Djihene avevano in comune la gabbia toracica e la cavità addominale, il pericardio (la membrana che riveste il muscolo cardiaco) con due cuori dentro e il fegato, ma con una rete vascolare speculare e distinta che ne permetteva la separazione. Nel corso dell'intervento sono state divise le costole e il fegato, ricostruiti lo sterno (prima inesistente) e il diaframma, è stato diviso e ricreato il pericardio con sostanze biologicamente compatibili, sono stati ricostruiti addome e parete toracica. La quantità di pelle necessaria per concludere l'operazione è stata ottenuta inserendo ai lati del tronco delle gemelline, nei mesi precedenti l'intervento di separazione, due espansori cutanei in silicone. «L'intervento di separazione si è concluso senza complicazioni - afferma Alessandro Inserra - le bambine non hanno problemi funzionali e stanno bene. In futuro si dovrà intervenire nuovamente per correzioni di natura estetica, ma il loro percorso di crescita sarà normale».

Per preparare l'intervento è servito un anno: da novembre 2016 a ottobre 2017, questo per consentire all'organismo delle gemelle di sostenere un'operazione chirurgica così complessa e aggressiva. Al tavolo operatorio si sono avvicendate 5 equipe chirurgiche. Dopo la separazione, la procedura di ricostruzione è stata condotta in parallelo in due sale operatorie. Grazie a questo tipo di organizzazione, è stato possibile ridurre la durata dell'operazione (generalmente supera le 18 ore) e quindi il tempo di esposizione delle bambine all'anestesia. Dopo un periodo di osservazione in terapia intensiva, lo scorso 24 ottobre le piccole algerine sono potute tornare nel reparto di Chirurgia. L'unico altro intervento di questo tipo risale all'inizio degli anni 80 e fu eseguito sempre al bambino Gesù su due gemellini maschi. Anche in quel caso si trattava di siamesi con torace e addome uniti.

Questa operazione è stata preludio al prossimo intervento che sarà eseguito a dicembre su un'altra coppia di gemelle siamesi provenienti dal Burundi.

Le piccole sono unite per la zona sacrale.

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