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Le mire di Casaleggio dietro l'accordo saltato: puntava all'e-commerce

Trattativa condotta dal fedelissimo Borrelli. L'obiettivo era scalare la commissione Mercati

Le mire di Casaleggio dietro l'accordo saltato: puntava all'e-commerce

Un'altra porta sbattuta in faccia. E un sacco di affari dietro la porta. EuroCaos a Cinque Stelle: Beppe Grillo propone, il suo popolo della Rete vota sì. Sembra fatta per l'unione con i liberali di Alde. No, alla fine non se ne fa nulla. I nuovi ospiti non sono graditi. Il caos aumenta e le domande pure. Cosa aveva spinto il leader comico a cercare il blitz? Se uno vale uno, il tentato trasloco dei Cinque Stelle non era un affare. «Confluendo nell'Alde, gruppo più numeroso, avremo meno dossier tra le mani e quindi minori possibilità di far capire ai cittadini cosa sta accadendo a Bruxelles». Il dissenso degli eurodeputati grillini non si spegneva, neppure dopo il plebiscito online: il 78,5% chiedeva di passare con i liberal di Guy Verhofstadt, belga, uno di casa, politico navigato, animato da una gran voglia di diventare outsider di peso nella corsa tutta italiana alla presidenza dell'Europarlamento. Pare sia stato questo calcolo, la possibilità di contare su 17 voti in più (quelli del M5S) a muovere Verhofstadt verso Grillo. La trattativa era nata con l'appoggio di Davide Casaleggio e del suo uomo a Bruxelles, David Borrelli. Imprenditore del settore informatico, Borrelli nel 2008 è a Treviso il primo consigliere comunale del Movimento. Poi fa il salto in Europa, entra nella commissione Commercio Internazionale. Le sue idee moderate sono quelle di Casaleggio junior: entrambi si definiscono «visionari». Ora intuiscono che l'e-commerce (vendita e acquisto di prodotti tramite internet) è il futuro. Non è uno dei punti di forza della Casaleggio&Associati? Non ancora, ma lo può diventare. E perché la visione si concretizzi servono anche gli uomini al posto giusto. Borrelli potrebbe far la sua parte, nella commissione dove vota. Ma è soprattutto in un'altra sede che si discute di e-commerce: la commissione Mercato Interno e Protezione Consumatori. Qui uno dei vicepresidenti è Robert Rochefort, un «amico» dell'Alde. Amico un accidenti, il gruppo dei liberali non vuole aver nulla da spartire con le posizioni di Grillo. Niente accordo, niente visione, a sentir parlare di e-commerce resteranno quattro europarlamentari grillini, ma solo uno di loro è membro effettivo della commissione Mercato Interno: Marco Zullo, l'unico con diritto di voto. Gli altri tre possono pronunciarsi solo se delegati da un deputato assente. La storia finisce qui? Per ora il blitz è fallito, Grillo deve cercare un'altra casa europea. Formalmente i suoi restano ancora iscritti all'Europa della libertà e della democrazia diretta, ma hanno già «disdetto l'affitto» scrivendo con affetto a Nigel Farage, l'uomo della Brexit. I Verdi? Hanno detto no più volte, l'ultima a fine anno. L'Enf di Matteo Salvini e Marine Le Pen certo ora non vorrà accoglierli, non dopo il «respingimento» dei liberali. Serve una casa e una «giacca», quella che Grillo voleva indossare per diventare anche più formale e presentarsi con l'aria di chi può governare. Al momento non resta che il gruppo dei non iscritti. I Cinque Stelle da soli non possono stare, per formare un gruppo servono 25 deputati, provenienti da almeno un quarto dei Paesi membri. Sull'immagine di governabilità si potrebbe anche discutere. «Economicamente sarà un bagno di sangue, solo i gruppi più numerosi hanno la garanzia di riscuotere i fondi che l'europarlamento assegna a ciascun deputato».

Parola di chi tra i grillini non credeva alla bolla dell'Euroaffare.

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