Cronache

La miss nera a Helsinki è "Miss senso di colpa"

Lei è miss Helsinki e io non sono Babbo Natale

La miss nera a Helsinki è "Miss senso di colpa"

Lei è miss Helsinki e io non sono Babbo Natale. Sarà che durante le festività siamo tutti più buoni, e ci abbuffiamo di panettone, e certi picchi glicemici sono infausti non solo per la linea ma anche per i giramenti di testa e gli offuscamenti della vista che possono provocare, fatto sta che una giuria finlandese ha incoronato miss della capitale affacciata sul Baltico una migrante nigeriana 19enne, con la pelle nera come la terra e il naso largo africano in nulla assimilabile a quello a patatina tipicamente finlandese. Il problema non è Sephora Ikalaba, la giovane uscita vittoriosa al beauty contest di Helsinki. Il problema siamo noi. Lei è la vittima del nostro senso di colpa, bersaglio di un indecente linciaggio mediatico, costretta a subire le conseguenze di una decisione insensata, figlia della dittatura del politicamente corretto. Sephora è una giovane graziosa, alta un metro e sessantacinque, di una bellezza particolare e inconsueta, non dirompente, distante anni luce dallo stereotipo della finnish woman. Il corpo di Sephora racconta tutta un'altra storia. A ben vedere, un incidente simile si era già verificato pochi mesi or sono in seguito all'elezione di miss Finlandia, Shirly Karvinen, una mora molto asiatica, occhi a mandorla e madre cinese. Ma verso la «Venere nera» del Baltico la polemica è ancora più infuocata. I soliti teppisti del web si sbizzarriscono con tweet al vetriolo. A parte il trash internettiano, c'è chi solleva un punto dirimente: che senso ha incoronare miss Helsinki una ragazza che sarebbe perfetta nei panni di miss Abuja? Non è questione di cittadinanze, Sephora è una migrante nigeriana e ha il sacrosanto diritto di tentare la fortuna nel mondo della moda occidentale. Tuttavia nessuno si sognerebbe di nominare miss Nairobi una creatura dai tratti caucasici, capelli platino e occhi azzurri. Il razzismo non c'entra, gli stessi adoratori di Rihanna e Beyoncé protestano contro la decisione ispirata al buonismo terzomondista al solo scopo di lavarsi la coscienza. Come se una miss di colore possa arginare il populismo dilagante o risolvere i guasti dell'immigrazione incontrollata. La verità è che spesso la smania di apparire aperti e multirazziali nasconde una strisciante xenofobia. Una reginetta di bellezza legata a una comunità territoriale riveste un ruolo rappresentativo.

I simboli contano, Helsinki non è Abuja, io non sono Babbo Natale e Sephora no, non doveva diventare miss Helsinki.

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