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"Il Monte Bianco non crolla". Conte, scivolone sul ghiaccio

La Valle d'Aosta smentisce il premier, il governatore Fasson: «Non è rispettoso, venga qui a controllare»

"Il Monte Bianco non crolla". Conte, scivolone sul ghiaccio

Emergenza e attenzione sì, pressapochismo ed allarmismi, no grazie. La Valle d'Aosta fa i conti non solo con i cambiamenti climatici, ma anche con gli sbalzi della politica. Mentre il ghiacciaio di Planpincieux resta osservato speciale, da quando i rilevamenti della Fondazione montagna sicura e della Regione hanno colto un'accelerata nel suo cronico ed inesorabile scivolamento a valle, a Courmayeur si vorrebbe spegnere la ribalta mediatica. La situazione è sì seria, ma «non ci si aspettano grandi differenze nei prossimi giorni», dice Raffaele Rocco, responsabile difesa suolo della Regione Valle d'Aosta. Soprattutto il quadro è comune a molti bacini glaciali che a quote medesime, ma forse in valli più remote, stanno seguendo lo stesso cronico corso.

Questo ghiacciaio sospeso che scende dai 4mila metri delle Grandes Jorasses è monitorato dal 2013 e, nella sua parte superiore non interessata ad un eventuale crollo è perfino noto fra gli scalatori per il suo suggestivo ed aereo seracco pendente, che incombe da secoli sulla via normale alla cima e che molti salgono ad ammirare dal rifugio Boccalatte. Il monitoraggio del bacino di Planpincieux è iniziato anni fa per ragioni di ricerca. Per questo appena lo scivolamento naturale si è impennato, sfiorando in qualche giornata di fine agosto, i 30-40 cm al giorno - in linea con i rilievi come ribadisce l'assessore al territorio della Valle d' Aosta Stefano Borrello - è scattata l'emergenza che ora viene registrata con un radar anche di notte e che fino a domani è in fase di rodaggio. La strada che sale alla val Ferret è chiusa e come alternativa è stata sistemata un percorso poderale per permettere a quelle poche decine di abitanti della valle di non perdere la loro quotidianità.

Basta allarmismi. A chiarire la situazione ieri a Courmayeur è salito anche il presidente della Regione Antonio Fosson: «Il problema dei cambiamenti climatici esiste e la nostra valle è un laboratorio di gestione di queste situazioni», ha precisato, ricordando che sono 186 in tutto i ghiacciai della vallée attualmente monitorati. Non demonizziamo la natura, il senso delle sue parole. Con una precisazione chiara per le parole del premier Giuseppe Conte, che parlando a 6400 km di distanza dal palazzo di vetro dell'Onu aveva indicato proprio in Courmayeur e nel suo ghiaccio «bollente» un chiaro segno dell'allarme dei tempi: «Invitiamo Conte a venire da noi, per vedere come stiamo da sempre affrontando queste situazioni. Dire però che il Monte Bianco sta venendo giù, non è né preciso, né efficiente, né rispettoso e nemmeno condiviso con chi, invece, da anni lavora per proteggere l'ambiente». Se e quando il crollo avverrà chiariscono gli esperti -, quei 250mila metri cubi potrebbero lambire, alla peggio, due curve della strada che da La Palud sale alla val Ferret. Per questo si chiude. Ma da qui a leggere titoli come «Courmayeur evacuata» c'è una certa differenza. Che non fa bene alla valle dove si lavora anche per garantire il futuro di quando la valle riaprirà per ferie e per inverno.

L'inverno è galantuomo, e potrà saldare con la nuova neve i precari seracchi del Planpincieux.

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