Politica

Morta dopo l'aborto: «Non è stata colpa dei medici obiettori»

La donna, ricoverata da 17 giorni per problemi nella gravidanza, aspettava due gemelli

Valentina Raffa

«La paziente era in trattamento adeguato per le condizioni di rischio dal momento del ricovero».

Ha lavorato tutto il fine settimana la commissione formata da due ispettori, un carabiniere del Nas e due tecnici della Regione siciliana, inviati all'ospedale «Cannizzaro» di Catania dal ministero della Salute per fare luce sulle cause della morte e sull'assistenza ricevuta dalla 32enne Valentina Milluzzo, di Palagonia, e dai due gemellini che portava in grembo alla 19esima settimana di gravidanza indotta con la procreazione assistita. Nei giorni scorsi avevamo anticipato che la commissione non aveva rilevato irregolarità nella gestione dell'emergenza e ora che il rapporto è pronto lo conferma.

La task force ha preso in considerazione l'intero periodo dall'ingresso di Valentina in ospedale il 29 settembre fino al decesso avvenuto il 16 ottobre. La donna smise di respirare alle 13.45 in Rianimazione dove era stata trasferita intubata dopo l'espulsione dei due feti, il primo abortito spontaneamente e il secondo dietro somministrazione di ossitocina. «Nonostante il massimo livello assistenziale e un transitorio miglioramento delle condizioni generali scrivono gli ispettori arriva l'exitus».

Il punto, per la commissione, come per la Procura etnea che ha aperto un'inchiesta iscrivendo per omicidio colposo plurimo quale atto dovuto i 12 medici del reparto, non è l'obiezione di coscienza chiamata in causa dai familiari di Valentina, secondo i quali il medico non è voluto intervenire sui feti perché obiettore. Non è di un caso di obiezione di coscienza in quanto non c'era la volontà della paziente di interrompere la gravidanza, ma una situazione fisiologica. Anche le indagini disposte dalla Procura si concentrano sui 17 giorni di ricovero, per accertare che siano stati effettuati i controlli necessari.

«I parenti sono stati sempre informati e sostenuti dall'intera équipe degli ostetrici e degli anestesisti». È scritto sulla relazione preliminare della task force. Gli ispettori concludono con «raccomandazioni e proposte di miglioramento»: la necessità di un'attenta valutazione delle procedure finalizzate al lavoro in équipe multidisciplinare, la ridefinizione delle modalità di comunicazione tra équipe con definizione dei livelli di alert, una puntuale verifica delle modalità comunicative con gli utenti, implementazione di protocolli operativi sintetici e mirati alla pronta individuazione delle situazioni a rischio, e definizione del rapporto tra personale ostetrico e infermieristico al fine di un ottimale equilibrio tra carichi di lavoro e specificità dell'attività in U.O. di Ostetricia. Suggerisce, infine, una precisa definizione delle modalità di attivazione dei percorsi organizzativo-assistenziali in emergenza urgenza.

Oggi si conclude l'iter per il conferimento degli incarichi agli esperti provenienti da fuori regione che effettueranno domani l'autopsia, a cui presenzieranno i periti degli indagati e delle parti offese.

Commenti