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La mossa di Zingaretti: corteggiare Conte per spaccare i grillini

Il segretario dem strizza ancora l'occhio al premier. Il dubbio tra i 5s: vuole le elezioni

La mossa di Zingaretti: corteggiare Conte per spaccare i grillini

Non gli è bastata la sviolinata fatta attraverso le pagine del Corriere della Sera. Nicola Zingaretti, segretario del Pd, ha avuto bisogno di ribadire il concetto. L'occasione si è presentata ieri, nello studio di In mezz'ora in più su Rai3, durante l'intervista domenicale con Lucia Annunziata. «Conte è un pezzo di questo campo di centrosinistra che si sta riorganizzando - ha spiegato - su chi guiderà il prossimo governo, se ci sarà, lo vedremo». Un endorsement ancora più esplicito. Con il richiamo, senza mezzi termini, alla possibilità che Giuseppe Conte possa essere il candidato premier di un cartello genericamente definito di centrosinistra alle prossime elezioni politiche, quando ci saranno.

La riflessione è proseguita con un tentativo di mettere alle strette l'ex avvocato del popolo. O di qua o di là. «Se Conte dice faccio una scelta di campo e mi metto nel campo del centrosinistra, vuol dire che questo campo o ridiventa competitivo per combattere Salvini o regaliamo il governo ai sovranisti». Zingaretti, come Beppe Grillo, immagina un bipolarismo del futuro tra un centrodestra a trazione salviniana e un ircocervo di centrosinistra (da Renzi ai grillini) guidato da un professore senza tessere di partito. Una riedizione delle larghissime coalizioni prodiane della seconda Repubblica. Conte come Prodi e le sardine a fare le veci di girotondini e popolo viola.

Ma mentre Zingaretti e Grillo scrivono la loro sceneggiatura in flashback, il M5s continua a essere una pentola a pressione. Luigi Di Maio resta in silenzio di fronte a un segretario che piccona sulla sua linea politica autonomista «né di destra, né di sinistra». Conte si gode il corteggiamento bipartisan, sia giallo sia rosso. E tra gli stellati crescono i dubbi sull'ipotesi che dal Nazareno vogliano staccare la spina, correre al voto e portare il Movimento a una inevitabile scissione. Secondo molti nei Cinque Stelle, soprattutto tendenza Di Maio, il Pd sta corteggiando il premier per provare a destabilizzare il M5s. Con l'obiettivo di far uscire fuori tutte le divisioni sotterranee che stanno terremotando il grillismo. Non a caso Zingaretti ha estratto dal cilindro la parola «centrosinistra», che ha le fattezze di una mannaia sulla storia del Movimento fondato da Grillo e Gianroberto Casaleggio.

«Voglio andare avanti», ha poi specificato il leader del Pd, «ma imponendo la qualità del governo». Scontata la bordata ai renziani «è da matti far parte di un governo e picconarlo tutti i giorni». Meno scontata l'interpretazione, diffusasi ai piani alti del M5s, secondo cui l'attacco sarebbe rivolto anche al capo politico. Zingaretti ha sottolineato il ruolo di Conte «si è impegnato per un'agenda condivisa» in contrapposizione implicita e sottintesa ai guastatori Renzi e Di Maio.

Intanto continua il faticoso percorso di riorganizzazione del M5s. Nella prossima primavera, a marzo ha annunciato Di Maio su Facebook, saranno convocati gli «Stati generali» dei Cinque Stelle. In prima linea per la programmazione dell'evento un gruppo di lavoro guidato dal facilitatore ed ex ministro Danilo Toninelli. Lo scopo del «congresso» è quello di dare un'identità politica più chiara al Movimento. In quell'occasione sarà presentata la nuova carta dei valori del M5s.

E oggi alla Camera si riunisce di nuovo il gruppo parlamentare, all'ordine del giorno ci sono la legge elettorale e, sul fronte interno, la comunicazione e le modifiche allo statuto.

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