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"Il movimento è morto, mi dimetto". L'addio polemico della sindaca

"Il movimento è morto, mi dimetto". L'addio polemico della sindaca

Come l'Emilia è stata un laboratorio per il M5s quando, nel 2012, i grillini conquistarono, per la prima volta, un capoluogo con il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti (che però abbandonò il M5s nel 2016) così, 7 anni dopo, quella regione potrebbe rappresentare la tomba politica per Casaleggio&Co.

I primi segnali arrivano da Imola: la sindaca pentastellata Manuela Sangiorgi (nel tondo) ieri ha rassegnato le dimissioni, dopo poco più di un anno di governo. Un atto politico gravissimo e un altro duro colpo per il M5s dopo la risciacquata dell'Umbria. Infatti l'Emilia-Romagna è il prossimo banco di prova per Di Maio. Il 26 gennaio si terranno le elezioni regionali e questo voto potrebbe determinare la fine per il Conte bis. «Quello di Imola, dopo i segnali di cambiamento giunti da Ferrara e Forlì, può essere il sassolino che anticipa la valanga delle regionali di gennaio», commenta Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia.

Dopo la riconquista da parte del Pd di Livorno, Imola era diventata la terza città a 5 stelle, dopo Roma e Torino. Ma divisioni nella maggioranza, una spaccatura coi vertici M5s e una non condivisione della scelta di formare un governo con il Pd, hanno determinato la fine. «Ma come, fino al giorno prima abbiamo detto di tutto al Pd, e poi ci andiamo al governo insieme? dice Sangiorgi - Poi abbiamo visto che bel progetto, il progetto di governo delle tasse. Il M5s è morto quando è morto Gianroberto Casaleggio. Abbiamo visto appropriarsi di ruoli apicali da parte di persone senza arte né parte, perdere sei milioni di voti in un anno e fare finta di niente. Alcuni del M5s pensano che governare un Comune sia come governare un comitato: non è vero che tutti possono fare politica, non c'è contezza della macchina amministrativa». È un fiume in piena la Sangiorgi: «Non c'erano più le condizioni per andare avanti - ha detto -. Io per 15 mesi sono stato un sindaco commissariato,. Non posso rischiare di diventare un burattino in mano al Pd». E svela i cattivi rapporti con Massimo Bugani, coordinatore M5s in Emilia: «Ogni volta che chiamavo qualcuno mi veniva detto che dovevo parlare con lui.

Mi sono trovata questo muro, di una persona che non sa cosa voglia dire amministrare la cosa pubblica».

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