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Mps ci riprova coi bond. Ma l'aiuto dello Stato è sempre più vicino

Riunione fiume del cda per rilanciare l'ipotesi dell'aumento di capitale privato

Mps ci riprova coi bond. Ma l'aiuto dello Stato è sempre più vicino

Il Monte dei Paschi non molla la partita e gioca l'ultima carta per non abdicare all'intervento dello Stato. Il cda riunito ieri fino a tarda sera ha deciso di riaprire la conversione dei bond subordinati in azioni, estendendo le maglie per coinvolgere anche la clientela retail «una volta ottenute le necessarie autorizzazioni», si legge in una nota. Il riferimento è in particolare alla Consob con cui Mps sta trattando da venerdì per avere il via libera a contattare direttamente i risparmiatori che hanno bond subordinati per informarli della possibilità di convertirli in azioni al valore nominale, annullando dunque le perdite che registrerebbero se fallisse l'aumento di capitale privato.

La Commissione guidata da Giuseppe Vegas era stata molto fiscale nell'applicare le norme della Mifid sul profilo di rischio adeguato. Come riportato nel prospetto informativo, infatti, un responso negativo alla valutazione di adeguatezza del profilo del cliente avrebbe «bloccato» l'accesso all'operazione. Il risultato? Dai piccoli risparmiatori il Monte ha raccolto solo 98 milioni sui 2,06 miliardi oggetto dell'offerta. Ma il contesto adesso è cambiato. Oggi per i semplici obbligazionisti la prospettiva di convertire i propri titoli, seppure a prezzi scontati rispetto a quanto incassato a scadenza, appare comunque più conveniente, rispetto al rischio che si prospetta in caso di intervento statale. Scenario in cui i bond verrebbero convertiti in azioni a un valore molto più basso, salvo poi sperare in una qualche forma di ristoro da parte dello Stato.

L'obiettivo dei vertici del Monte è quello di raccogliere tra gli 1 e i 2 miliardi di euro, che uniti al miliardo già portato a casa con la conversione degli istituzionali conclusa lo scorso 2 dicembre e al miliardo che metterebbero sul tavolo gli investitori privati, ridurrebbe a 1-2 miliardi la cifra da recuperare sul mercato, questa volta senza il consorzio di garanzia delle banche d'affari capitanato da Jp Morgan e Mediobanca che si impegneranno a cercare e a coinvolgere quegli investitori che abbiano manifestato interesse a partecipare senza però avere l'onere di farsi carico dell'eventuale inoptato. Tutto questo in tempi rapidissimi: entro il 31 dicembre.

Nel frattempo, un tassello si è già messo a posto: l'incarico a Paolo Gentiloni e quindi la nascita a breve di un nuovo governo avrebbe dato una iniezione di fiducia sulla possibilità di perfezionare il piano A, quello di mercato. «I tempi ci sono», assicura chi sta lavorando all'operazione da 5 miliardi. Ricordando che l'istituto di Rocca Salimbeni non è sull'orlo del fallimento e che l'interesse da parte di investitori di grossa taglia è ancora sul tavolo.

L'ultimo giro di giostra del presidente Alessandro Falciai e dell'ad Marco Morelli, è iniziato ieri pomeriggio a Milano con il cda convocato dopo la bocciatura - finora ufficiosa della Bce alla richiesta di prorogare la ricapitalizzazione dal 31 dicembre al 20 gennaio. L'Eurotower ha intanto aperto un'inchiesta formale sulla fuga di notizie di venerdì, quando una fonte interna al Consiglio di vigilanza bancaria ha rivelato all'agenzia Reuters che i supervisori Ue avevano deciso di negare i supplementari alla banca senese. L'indiscrezione, diffusa a metà giornata e dunque a mercati aperti, ha fatto crollare del 10,5% il titolo Mps a Piazza Affari e precipitare il valore dei bond subordinati. Per l'ufficializzazione è necessario che il documento sia esaminato e approvato (con una procedura di silenzio assenso) dal Consiglio direttivo della Banca Centrale, composto da Mario Draghi e gli altri membri del comitato esecutivo Bce e dai governatori delle banche centrali dell'Eurozona, che dovrebbe riunirsi mercoledì 14.

Anche di questo si è parlato ieri fra i consiglieri del Monte che dovrebbero tornare a riunirsi giovedì 15 per far partire il maxi-riassetto sul mercato.

E salvare la banca senza aiuti pubblici.

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