Economia

Mps prende tempo sull'aumento

I possibili investitori vogliono capire chi terrà le redini del governo

Mps prende tempo sull'aumento

«Non sarà la fine del mondo», era il refrain degli analisti ieri commentando l'impatto sui titoli bancari delle dimissioni di Renzi. Eppure un primo effetto c'è stato: lo slittamento di qualche giorno (tre-quattro) della decisione sull'operazione di rafforzamento patrimoniale del Monte dei Paschi.

Sarebbe stato questo l'esito della riunione di ieri nella sede di Mediobanca, tra i rappresentanti di Piazzetta Cuccia, JpMorgan e delle altre banche del consorzio di pre-garanzia dell'aumento fino a 5 miliardi. Gli investitori - soprattutto il Qatar che secondo indiscrezioni raccolte ieri dal Giornale sarebbe pronto a mettere sul tavolo senese una ricca fiche di quasi due miliardi o attraverso il fondo sovrano Qia oppure con la Qatar National Bank - preferiscono avere un quadro politico più chiaro prima di mettere il sigillo all'accordo. Ovvero sapere chi prenderà in mano le redini del governo italiano. Ciò non significa, fanno notare altre fonti finanziarie, che il salvataggio del Monte salterà. Fra l'altro l'intenzione dell'ad, Marco Morelli, era comunque quella di lanciare l'operazione il 7 o l'8 dicembre (e la data ultima consentita è lunedì prossimo), per chiuderla entro Natale. E lo stesso Morelli, a margine dell'assemblea del 24 novembre, aveva sottolineato come il piano industriale e la ricapitalizzazione fossero «sganciati da considerazioni legate al referendum». Sullo sfondo continua però ad agitarsi l'ombra del paracadute statale: ieri il membro del Consiglio direttivo della Bce, Ewald Nowotny, non ha escluso la necessità di aiuti pubblici per le banche italiane con la conseguente conversione forzata delle obbligazioni. Ma in questo caso Roma dovrebbe dimostrare a Bruxelles che c'è un rischio per la stabilità sistemica dall'eventuale risoluzione (bail in) della banca senese.

In Piazza Affari, il titolo Mps ha chiuso in calo del 4,2% dopo aver vissuto la seduta in altalena fra un -11% iniziale e un +1% segnato in mattinata. Male anche Mediobanca (-4,2%), Unicredit (-3,3%), Bpm (-7,9%), il Banco Popolare (-7,4%) e Ubi (-1,1%) mentre Intesa Sanpaolo ha limitato le perdite a poco più dell'1 per cento.

Proprio l'ad di Intesa, Carlo Messina, ieri in un'intervista ha escluso che la difficile situazione della banca senese non rappresenti una minaccia per il sistema bancario italiano. «È chiaro che Mps è la storia del momento ma non stiamo parlando del principale player in Italia. Non vedo minacce né impatti che possano creare un pericolo per tutto il sistema bancario italiano. Non dimentichiamo poi che sta cedendo le sofferenze e questo la renderà una banca normale, anzi probabilmente migliore delle altre.

Non ci sono altre banche in Europa senza sofferenze», ha aggiunto.

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