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Mutui sospesi per un anno Ma le tasse invece restano

Le promesse dell'esecutivo: "Ai privati 5mila euro e alle aziende 20mila". Intanto raddoppiano i commissari

Mutui sospesi per un anno Ma le tasse invece restano

Se il Mose funzionasse come la macchina sforna-commissari (ordinari, super, straordinari) Venezia sarebbe bella e asciutta. Invece, da oltre mezzo secolo, è alle prese con quell'acqua alta che il Mose (quello senza l'accento sulla «e») non è in grado né prosaicamente di arginare, né biblicamente di separare. In compenso, dal 1966 (anno in cui si cominciò a «ideare» il Mose) ad oggi, il miracolo della moltiplicazione delle mangiatoie si è ripetuto puntualmente fino a fagocitare quasi 7 miliardi di euro. Con una sola variazione di tipo contabile: fino a gennaio 2002 le mazzette venivano pagate in lire, poi si passò all'euro. Un'immane macchina corruttiva che, come dimostrato dai processi, ha coinvolto un esercito di politici e burocrati senza neppure che i veneziani avessero mai la «soddisfazione» di vedere mai in funzione il fatidico «modulo sperimentale». Un - presunto - «gioiello di ingegneria idraulica» che però oggi più di qualche esperto definisce con termini decisamente meno onorevoli: «bluff», «ferrovecchio», «fregatura». Sarà anche per questo che la città, ormai rassegnata all'apnea, ha accolto con comprensibile scetticismo i «provvedimenti salva Venezia» annunciati dal governo. Il premier Conte, con sprezzo del ridicolo, ha annunciato finanziamenti «a pioggia» (come se quella dei giorni scorsi non fosse stata sufficiente): «Il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza che potrà durare 180 giorni con una proroga per altri 180. Stanziati poi 20 milioni per le spese urgenti, fino a 5 mila euro per i privati, fino a 20 mila euro per le attività produttive»; inoltre dovrebbe essere certo «il blocco per un anno dei pagamenti dei mutui», mentre l'ipotesi di «sospendere le tasse» è naufragata nell'acqua alta.

«Stiamo ascoltando solo chiacchiere, intanto le nostre vite sono rovinate - replicano i commercianti che si sono ritrovati i negozi sommersi dall'acqua -. I vertici istituzionali continuano a fare passerella (dopo Conte, Salvini e Franceschini, ieri è stata la volta di Lamorgese e Casellati ndr) ma qui tra poche ore è prevista un'altra «piena» di oltre un metro e mezzo».

E a tranquillizzare i veneziani non basta certo l'impegno via Twitter di Conte: «Il governo è solidale e presente, nessuno resterà da solo». Una litania sentita già in passato in occasione di tante altre calamità naturali (terremoti in testa), poi sappiamo come sono andate le cose: con migliaia di famiglie che, dopo anni, attendono ancora la ricostruzione delle proprie case.

Intanto l'animo della Serenissima è davvero poco sereno. Chi più, chi meno, tutti battono cassa. Da «alcune decine di milioni di danni» si è passati presto a «oltre un miliardo»: il governatore Luca Zaia e il sindaco Luigi Brugnaro (neo commissario all'emergenza) hanno l'ingrato compito di aggiornare le cifre del disastro.

L'Actv, l'azienda veneziana di trasporti, si è vista spazzare via cinque vaporetti e distruggere cinque approdi: una mazzata da circa 20 milioni di euro. Le chiese danneggiate sono una settantina e per ognuna di esse - secondo i calcoli della sovrintendenza - andrebbero stanziati non meno di 60-70 mila euro. Somma almeno da decuplicare per la Basilica di San Marco e la sua cripta, per la Basilica di Torcello e per la Chiesa di San Donato a Murano; idem per i musei pubblici, dalle Gallerie dell'Accademia a Ca' d'Oro, da Palazzo Ducale a Palazzo Reale o le Prigioni.

Gli occhi del mondo fissi su Venezia. Sarà la sua salvezza?

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