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Napoli affonda nel caos mentre de Magistris gioca a fare l'antifascista

Autobus fermi, bimbi disabili senza sostegno, cantieri bloccati. E il sindaco stanga i cittadini

Napoli affonda nel caos mentre de Magistris gioca a fare l'antifascista

Mentre il sindaco Luigi de Magistris gioca al piccolo antifascista, Napoli soffre sotto i bombardamenti. Trasporti, welfare, edilizia popolare, igiene urbana, commercio: il Comune è alle prese con una crisi di liquidità senza precedenti che sta mettendo in ginocchio i cittadini e sta polverizzando i servizi minimi essenziali.

Da venerdì scorso, i pullman sono in sciopero. L'azienda Anm è in rosso per 45 milioni di euro, e non c'è possibilità di ricapitalizzare se non vendendo qualche bene. Il nuovo piano industriale, che prevede la fusione con la linea della metro, comporterà l'aumento del 30% per cento dei biglietti e del 1200% dei ticket sosta residenti (che schizzeranno da 10 a 120 euro a testa). Un salasso ingiustificato considerato il livello del trasporto pubblico locale. Pochi soldi per gli investimenti e per il rinnovo del parco mezzi, ma resteranno i maxi stipendi da 100mila euro all'anno per gli impiegati ben ammanigliati con sindacati e kapò dell'amministrazione arancione.

Niente potature (e a Napoli la caduta di un albero ha ammazzato una donna, tempo fa) e bonifiche ridotte anche per Asìa, la società addetta alla raccolta della spazzatura. Palazzo San Giacomo non trasferisce i fondi previsti dal contratto di servizio, e la partecipata è costretta a ricorrere alle banche che scontano le fatture. Il risultato? Interessi su interessi (che pagheranno i cittadini) e casse comunque vuote. Tra non molto, esploderà una nuova emergenza rifiuti. Da qualche settimana, i 23mila alloggi di edilizia municipale sono senza manutenzione. Calcinacci, solai pericolanti, ascensori rotti: non si può aggiustare nulla. A fronte dei 25 milioni di euro dell'ex gestore «Romeo», NapoliServizi spende appena un quarto per tenere in uno stato dignitoso gli appartamenti e i negozi di proprietà comunale.

Sul fronte del welfare la situazione è più che drammatica: nel piano triennale 2016-2018, Giggino taglierà 130 milioni. Ciò significa meno servizi per le fasce deboli, per la scuola, per i portatori di handicap. Ci sono decine di studenti disabili che, tuttora, non possono frequentare con profitto perché mancano gli insegnanti di sostegno.

Una situazione tragica dal punto di vista finanziario, nonostante il miliardo e passa che lo Stato ha erogato, negli ultimi anni, per coprire le voragini contabili di Palazzo San Giacomo. Che fine facciano questi soldi è un mistero. L'amministrazione ha ripreso a pagare i fornitori a 12 mesi tant'è che molti cantieri cittadini (compreso quello strategico per il rifacimento di via Marina, l'asse di ingresso dall'autostrada che costeggia il porto) sono fermi. Quello di Corso Secondigliano, addirittura, è in «lavorazione» dal 2005. Vero è che, all'epoca, Giggino non c'era; ma nulla è stato fatto per completare l'opera nei sei anni tra prima e seconda consiliatura arancione.

Il commercio è allo stremo: l'abusivismo (venditori ambulanti illegali, bancarelle abusive, accattoni) regna sovrano nella city così come nei quartieri più popolari. La «Galleria Umberto I», che dovrebbe essere il salotto buono del capoluogo, è diventato un ricettacolo di nomadi, barboni e «spacciatori di calzini», (gli ambulanti che vendono i calzini anche a rate, ndr). Ma di questi disastri, Giggino non parla. La sua narrazione antirazzista serve a distrarre.

E tace sui Black bloc e i centri sociali sfascisti pure il Comitato per la legalità del baffuto sceriffo tv Sandro Ruotolo.

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