Politica

Natale bandito dalle scuole? La Cei: "Triste e ideologico"

Mentre il preside di Rozzano fa la vittima ("mai fatto quel che dite") monsignor Galantino attacca: "Non è così che si rispettano gli altri"

Monsignor Galantino
Monsignor Galantino

Basta con le amnesie, i silenzi, i balbettii. Il Natale non può essere nascosto o mimetizzato dietro il velo del politicamente corretto. Monsignor Nunzio Galantino, segretario della Cei, parla chiaro che più chiaro non si può: «Trovo pretestuosa e tristemente ideologica la scelta di chi per rispettare altre tradizioni o confessioni religiose, pensa di cancellare il Natale o di camuffarlo scadendo nel ridicolo». Il preside dell'istituto Garofani di Rozzano è servito: Marco Parma ha infatti cancellato la festa di Natale per non turbare la sensibilità dei bambini non cristiani e l'ha sostituita con una sorprendente e laicissima, quasi giacobina, Festa d'Inverno da celebrare il 21 gennaio.

Per Galantino quella decisione, che pure non viene citata direttamente, non sta nè in cielo nè in terra e nell'editoriale scritto per la rivista Vita pastorale va anche oltre: «É possibile disporsi con cuore aperto e attento a vivere questa festa centrandosi nel suo contenuto, cioè in ascolto sincero di quanto Dio vuole comunicarci nella nascita del suo figlio».Ma Marco Parma resiste sulla sua linea del Piave. Aggiusta sì il tiro ma in sostanza, pur fra polemiche e contestazioni, difende la sua trincea: «La bufera mediatica che si è sollevata si basa su notizie in parte distorte e in parte infondate. Non ho rimandato nè cancellato nessun concerto natalizio né altre iniziative programmate dal collegio docenti e dal consiglio d'Istituto. L'unico diniego che ho posto - prosegue Parma che ha rimesso il ruolo di reggente, limitatamente alla scuola primaria - riguarda la richiesta di due mamme che avrebbero voluto entrare a scuola nell'intervallo mensa per insegnare canti religiosi ai bambini cristiani, cosa che continuo a considerare inopportuna».

E già che c'è, il preside trova anche il tempo per ironizzare su un altro punto infiammato: «Non ho mai fatto rimuovere crocefissi nè dalle aule del comprensivo Garofani nè da quelle delle altre scuole che ho gestito e diretto nel corso di più di vent'anni di modesta carriera per un motivo molto semplice: non c'erano».Ma ormai l'incendio divampa. E la querelle diventa l'occasione per riflettere sulla nostra cultura e sul suo rapporto con il mondo esterno: l'Islam preme alle nostre porte, talvolta ci minaccia e diventa intollerante in casa nostra. Il problema è che in questo clima, in bilico fra estremismo e nichilismo, c'è chi pensa che la soluzione sia andare a nascondere in cantina il Bambinello. O impedire, come ha fatto il preside di Rozzano, i canti della tradizione cristiana perchè metterebbero a disagio chi non appartiene ala nostra storia. Insomma, si diffonde una sorta di neutralità asettica per non offendere nessuno. Si rinuncia alla propria identità come se fosse un peso e non una risorsa, una merce preziosa e necessaria per avviare il dialogo.Per fortuna non tutti la pensano così. E anzi testimoniano un altro punto di vista: «Spesso - racconta Antonietta Genua, docente a Milano all'Istituto Morosini -Manara - sono proprio i bimbi non cristiani che ogni Natale, quando chiedo loro di preparare il biglietto di auguri per i genitori, scelgono di disegnare il presepe, affascinati dalla capanna, dalla cometa e inteneriti dal Bambinello».

E il sindaco di Castiglion Fiorentino, in provincia di Arezzo, decide di andare controcorrente, disponendo la ricollocazione dei crocefissi nelle scuole comunali. Mario Agnelli lo fa a ragion veduta, facendosi scudo con la sentenza del Consiglio di Stato che afferma: «Il crocifisso può svolgere un funzione simbolica altamente educativa, al di là della sua connotazione prettamente religiosa». La strada dell'integrazione passa per il rispetto. Reciproco. E per la conoscenza di quello che siamo.

Senza imbarazzi o rossori.

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