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"Navigator un flop, con noi trovano lavoro"

Il sottosegretario: "Macché guerra ai poveri, gli aiuti resteranno"

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Gli allarmi drammatici che il M5s, e il Pd a ruota, diffondono per predire drammi sociali dopo la cancellazione del Rdc ad una ristretta platea di beneficiari, non preoccupano più di tanto il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, senatore della Lega e responsabile del dipartimento Lavoro nel partito di Salvini. «Sono polemiche strumentali, la norma era nota già da mesi, non è certo una sorpresa degli ultimi giorni».

Chi ha ricevuto il famoso sms con cui gli veniva annunciata la fine del sussidio, sapeva già che gli sarebbe stato tagliato il Rdc.

«Certo, tanto è vero che in molti si erano già attivati, iscrivendosi ai corsi di formazione per il reinserimento nel lavoro. Vi do un numero: il 35% dei 159mila che hanno ricevuto la comunicazione erano già inseriti nel sistema di collocamento e di formazione regionale. Si figuri che sorpresa può essere stata. Poi magari se mi chiede sulla modalità di comunicazione, posso dire che certo l'sms non è stato molto simpatico».

Avete dichiarato guerra ai poveri, dicono dall'opposizione.

«Macché, figuriamoci. I poveri che non possono lavorare li abbiamo tutelati, continuano ad essere aiutati. Quello che cambia riguarda le persone che invece sono in condizioni per potere lavorare. Qui il principio del governo è molto chiaro e semplice: lo Stato ti accompagna, ma se puoi lavorare e hai tra i 18 e i 59 anni, devi lavorare. Ti iscrivi ad un centro dell'impiego, se poi ti stai qualificando con un corso di formazione, per il periodo del corso lo Stato ti aiuta con un premio di 350 euro. Ma l'obiettivo è il lavoro, non la pura assistenza».

Un concetto che invece il Rdc ha disincentivato del tutto. La Lega, quando lo approvò insieme ai 5s nel primo governo Conte, non si aspettava un fallimento del genere?

«Il fallimento nasce dal fatto che si è trasformata in una misura assistenzialista pura, ha messo quelle persone che si potevano mettere in gioco con il lavoro nella condizione di percepire solo il reddito senza darsi da fare. Noi avevamo avvertito all'epoca che tutta la parte della politica attiva non andava bene, ma abbiamo trovato poco ascolto (nel M5s, ndr). Lo Stato può dare degli strumenti ma queste persone devono dimostrare di darsi da fare».

Molti lo fanno, ma in nero.

«C'è senz'altro anche questo problema».

Come pensate di aiutare a trovargli un lavoro vero.

«Una chicca del ministero è la nuova piattaforma che partirà dal 1 settembre, e non serve solo per i corsi di formazione professionale, ma anche per l'incontro tra domanda e offerta, il famoso matching. Si ricorda l'app di Di Maio e Parisi per i navigator, che non ha mai funzionato? Ecco la nostra piattaforma è tutta un'altra cosa. Poi i numeri del lavoro in Italia sono in crescita. Questo impatto devastante che descrive l'opposizione non lo vedo proprio, è tutta propaganda».

Anche sindaci e amministratori locali protestano.

«Anche qui, guardiamo i numeri. In alcune regioni i sindaci vanno aiutati, in altre vedo ancora strumentalizzazione. Penso alla Toscana, dove ci saranno solo 875 persone che andranno a carico dei servizi sociali, in tutta la regione. In altre regioni ancora meno.

Non sono certo numeri da allarme sociale».

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