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Nel 2015 la Raggi chiedeva al Pd di "cacciare gli indagati"

La sindaca di Roma sbraitava contro Orfini chiedendo l'allontanamento di "condannati e indagati". Ma ora che è lei a dover comparire in Procura alle dimissioni non ci pensa nemmeno

Nel 2015 la Raggi chiedeva al Pd di "cacciare gli indagati"

Virginia Raggi e il Movimento Cinque Stelle sono ancora una volta vittime di se stessi. Ricordate quando il blog di Beppe Grillo sbandierava l'hashtag #CoeRenzie, rinfacciando all'ex premier le incoerenze vere o presunte che fossero in merito alle alleanze con Silvio Berlusconi?

La coerenza, allora, era la virtù suprema di un MoVimento graniticamente giacobino. Cambiare idea era vietato, si veniva linciati come "voltagabbana". Era il gennaio 2014 e da allora ne è passata di acqua sotto i ponti. I Cinque Stelle hanno scalato parecchie posizioni, ma non ne hanno guadagnato in coerenza.

Che dire infatti di un tweet dell'allora consigliera comunale in Campidoglio Virginia Raggi, che nel settembre 2015 cinguettava contro il commissario capitolino per il Pd Matteo Orfini: "I partiti devono rispettare i requisiti: iniziamo a cacciare indagati e condannati?". Taggando quindi i colleghi di partito Marcello De Vito, Daniele Frongia ed Enrico Stefano.

Ora che anche lei è stata raggiunta da un invito a comparire in procura, la sindaca promette solo di "chiarire tutto". Ma alle dimissioni non pensa nemmeno. La poltrona non si molla, dicevano i grillini dei vecchi partiti.

Mai previsione fu più vera.

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