Cronache

Nel mirino altri vip e politici. E spunta anche Finmeccanica

Manager, lobbisti e giornalisti: nuovi nomi in arrivo. Anche il gruppo aerospaziale oggetto di intrusioni

Nel mirino altri vip e politici. E spunta anche Finmeccanica

I sussulti dell'inchiesta che riguarda i fratelli Occhionero stanno scuotendo i palazzi del potere romano. Il moto ondulatorio è particolarmente intenso a Piazza Montegrappa, sede di Leonardo-Finmeccanica, il gruppo del settore aerospazio e difesa a maggioranza pubblica. È pressoché certo che tra le utenze intercettate vi siano quelle del management della holding, probabilmente anche quella dell'amministratore delegato Mauro Moretti il cui mandato è in scadenza nella prossima primavera.

Due sono i segnali che portano verso il gioiellino italiano della tecnologia militare. Il primo è il fatto che nel database di Giulio Occhionero figuri l'Enav, l'ente di assistenza al volo da poco quotato in Borsa e che utilizza proprio i sistemi di Finmeccanica. Il secondo è il nome della società statunitense dell'ingegnere nucleare, Westlands Securities, chiaramente assonante con AgustaWestland, la controllata elicotteristica di Finmeccanica. Si può ipotizzare, pertanto, che tutte le multinazionali italiane, controllate dallo Stato e no possano essere entrate nel «radar» di Occhionero sia per motivi di speculazione finanziaria che di acquisizione di segreti utili a fini di intelligence. Considerato il gran numero di poltrone in scadenza nei prossimi mesi e la vita incerta del governo Gentiloni, questo scandalo potrebbe incidere sulla delicata fase tecnico-politica di rinnovo dei consigli di amministrazione.

Finora sono state individuate poco più di un centinaio di utenze «inquinate»: una ventina di studi legali, di commercialisti, di architetti, l'Università di Napoli, la Regione Lazio, la Cgil, il cardinal Ravasi in Vaticano, società di costruzioni, del settore sanitario, delle assicurazioni e dei trasporti. Le ipotesi investigative procedono poi in un'altra direzione, quella dello spionaggio per fini politici. Sembrerebbe che l'esperto di informatica abbia cercato di svolgere in qualche modo attività di lobbying (in nome e per conto di chi ancora non si comprende bene). Questo significa che i tentativi di intrusione nei telefoni di Renzi, di Monti e di Mario Draghi non sono stati gli unici e che, pertanto, l'indagato abbia cercato di accedere alle utenze della classe dirigente di primo e secondo livello: parlamentari, ministri, ma anche boiardi di Stato.

Insomma, tutto quel sottobosco romano che Occhionero e sua sorella Francesca Maria potrebbero conoscere bene essendo stato amministratori della Rogest, una società immobiliare partecipata dal ras delle cooperative romane coinvolte in Mafia Capitale, Salvatore Buzzi. Un intrico di conoscenze e di legami opachi che di recente hanno travolto giudiziariamente anche Raffaele Marra, l'ex braccio destro del sindaco di Roma Virginia Raggi e frequentatore di quello stesso milieu noto all'ingegnere. Allo stesso modo, non possono sentirsi tranquilli i vertici delle Forze Armate e dei corpi di polizia poiché l'affiliazione dell'ingegnere alla loggia del Grande Oriente d'Italia potrebbe avergli procurato una rete di conoscenze da sfruttare in qualche modo. Va da sé che i rapporti con le amministrazioni Usa potrebbero aver aperto a Occhionero anche molti canali diplomatici che potrebbero essere stati infettati con il malware «Eye Piramid» se non adeguatamente protetti.

Potrebbe non essere un caso che Marco Carrai, l'amico fraterno di Matteo Renzi che l'ex premier voleva porre a capo di una superstruttura di intelligence a Palazzo Chigi, sia stato più volte ricordato e interpellato in queste ore. Il segretario del Pd forse aveva subodorato qualcosa. Secondo Carrai, è infatti necessario «creare una task force che prepari piani di remediation (bonifica dalle intercettazioni ambientali e informatiche) utilizzando le migliori tecnologie».

C'è, secondo gli inquirenti, anche un terzo livello, ossia il sottobosco che vive a contatto con queste realtà: manager delle pubbliche relazioni, lobbisti e giornalisti. Tutti potrebbero essere finiti nel calderone del bot e, visto la notevole stima che ogni uomo di comunicazione nutre per se stesso, c'è da scommettere che, in questo caso, l'essere finito nei dossier di Occhionero sia da considerarsi quasi una medaglia al valore, un'attestazione della propria influenza. C'è però anche un risvolto negativo, cioè il fatto che queste persone possano essere state usate come «buca delle lettere» per diffondere messaggi e notizie volte a ottenere la collaborazione dei diretti interessati.

Una sorta di «metodo Corona» al quadrato che a Roma e non solo fa perdere il sonno a parecchi.

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