Cronache

Nel nome di Gaia

Una ragazza che amava la fotografia. Un incidente mortale. E una mostra itinerante con i suoi scatti Trovati e raccolti dal papà, per tenerne vivo il ricordo

Nel nome di Gaia

Quanto può essere grande l'amore di un padre. Sconfina i mari. Travalica le montagne. Sconfigge la morte. A Porto San Giorgio, un paese in provincia di Fermo nelle Marche, piove. Non è tempo di mare. Davanti a un palazzo c'è la locandina di una mostra. Una mostra fotografica. Come immagine, la foto in bianco e nero di una ragazza, in testa un cappello, alle orecchie un paio di cuffie, gli occhi sulla macchinetta, che arriccia la bocca e mette a fuoco. Sotto la scritta: «Mostra fotografica in ricordo di Gaia».

Dentro, la sala è piena di stampe. Poco più in là, in piedi accanto a un tavolo, c'è un uomo. Un padre. E questa è la storia di un genitore, Massimiliano Roganti, che distrutto dal dolore ha tratto la forza dal suo amore più grande: quello per un figlio. Massimiliano ha preso, ha raccolto tutte le foto della figlia, le ha recuperate dal pc, da Facebook, da tutti quei drive e chiavette che si hanno quando in vita si collezionano ricordi, le ha stampate, ha organizzato una mostra, un concorso fotografico e con le foto ci ha stampato un libro. Una mostra che ora porta in tutta Italia.

Perché, Gaia, la figlia di 25 anni, il 19 marzo scorso è morta. «Un incidente stradale», ci racconta, quando ci avviciniamo e non abbiamo nemmeno il coraggio di pronunciare quella parola. «Morta». È passato troppo poco tempo. Troppo poco per chiedere a un padre di raccontare. Ma lui lo capisce e inizia a parlare. «Una sera tornando a casa ha beccato un albero - ci dice - e ora questa mostra è per far rivivere Gaia, perché lei è qui, in questi scatti». Gaia non faceva la fotografa, ma amava la fotografia. Cresciuta a suon di tempere, disegni, e nella camera oscura del nonno Emidio allestita in garage, gli fregava pure le macchinette. «In ogni scatto sapeva cogliere il particolare». E infatti. Infatti dentro questa mostra, allestita nella Sala Imperatori ci sono 116 stampe. Foto a colori. Foto in bianco e nero. Uomini. Donne. Momenti di vita quotidiana. Donne in passeggiata. Il fumo di una sigaretta. Foto che ritraggano volti. Storie. Che immortalano momenti, facendoli vivere nel tempo. «Mi piace pensare - confida il padre - che dietro a ogni scatto ci sia una storia. Una storia che Gaia con il suo sorriso voleva raccontare». Perché sì, Gaia sorrideva. Era contagiosa. Gaia sorrideva sempre come si vede dalla gigantografia che il padre ha fatto realizzare. Gaia che arriccia la bocca, Gaia che sorride. Gaia che si stupisce. Gaia che qui dentro vive. Così il padre ha creato l'evento su Facebook.

E ha indetto un concorso: «Concorso fotografico Gaia», ha predisposto una giuria e ne ha fatto creare dei premi. Un premio per questa «sognatrice che univa i mondi». Mondi di bambini, mondo di vecchi, mondo di giovani, di adulti. Lei scattava. Chi voleva partecipare al concorso poteva mandare la foto, Roganti le metteva su Facebook e da lì partivano i like. La premiazione è stata domenica 25 agosto. In 223 hanno partecipato. E ora la mostra farà tappa a Rubiera, Reggio Emilia, nella sala Urceo Codro, dal 29 Settembre al 13 ottobre. «Gaia era un vulcano di idee - ci racconta il padre - era ambiziosa, aveva progetti, ma il 19 marzo credo che gli dei avessero un banchetto, una festa e l'hanno chiamata.

Volevano un servizio con delle belle foto, Gaia che non diceva mai di no, ci è andata».

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