Nella roccaforte cristiana della Striscia. "Noi come infedeli nel mirino dei jihadisti"

La parrocchia della Sacra Famiglia, a Est di Gaza, dà rifugio a 500 persone tra le quali 100 bambini: in mezzo a loro anche musulmani rimasti senza tetto

Nella roccaforte cristiana della Striscia. "Noi come infedeli nel mirino dei jihadisti"
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A Gaza, la roccaforte dei terroristi di Hamas, c'è una piccola ma tenace comunità cristiana che spera, soffre, prega e resiste. Che invoca la pace da Dio, mentre attorno c'è chi usa un'altra religione per fomentare violenze e vendette. Sono circa 150 i cattolici che animano la parrocchia della Sacra Famiglia nel quartiere al-Zaytun, a est della città palestinese: nella piccola chiesa si ritrovano ogni giorno per celebrare la Messa o recitare il Rosario, sfidando la paura e i missili. Accanto a loro ci sono anche 450 ortodossi.

Sono un'oasi di umanità e di accoglienza nel deserto spianato dai fondamentalisti islamici. Specie ora, dopo l'inizio della guerra in Israele. «Tutti i cristiani di Gaza hanno trovato rifugio qui, ma la situazione è sempre più drammatica. Non sappiamo cosa accadrà», testimonia suor Nabila Saleh, rifugiata assieme a circa 500 persone, tra cui 100 bambini. Le porte della comunità si sono aperte anche a famiglie musulmane senza più un tetto, ad anziani e disabili, come sempre accaduto anche in passato. Nel fortino di Hamas, dove i terroristi propagandano sé stessi come benefattori, a tendere la mano per primi a chiunque chiedesse aiuto sono stati sempre i cristiani. «Pur rappresentando l'1% della popolazione nella Striscia di Gaza, sono una presenza fortemente positiva, perché tutti in quel territorio riconoscono che le scuole, gli ospedali e le strutture d'accoglienza dei cristiani sono le migliori», spiega a ilGiornale.it Alessandro Monteduro, direttore della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs). A Gaza, tuttavia, la vita per questi nostri fratelli nella fede non è mai stata facile. E men che meno lo è ora. I fondamentalisti di Hamas, infatti, considerano i cristiani un corpo estraneo in quel territorio da loro controllato. Pur essendo arabi come loro, essi non professano la fede in Allah e sono dunque considerati kfir. Infedeli. I tentativi di convivenza con l'organizzazione paramilitare islamista, per quanto obbligati, hanno sempre presentato difficoltà e ora sono saltati del tutto. «Hamas si presentava come entità politica ma si è confermata, in modo così brutale e feroce, essere anche e soprattutto un'entità terroristica», continua Monteduro di Acs, constatando come ora quel canale di dialogo sia finito su un binario morto. Così, la comunità cristiana di Gaza si trova a vivere sotto una cappa di tensione, nell'incertezza più totale. Ora i fedeli sono rintanati nella chiesa della Sacra Famiglia, altri hanno trovato accoglienza in un vicino convento, in un centro pastorale e in due scuole. La percezione è che non si muoveranno da lì, nemmeno in caso di evacuazione, perché «non avrebbero un posto dove andare».

Nessuno o quasi sembra preoccuparsi per loro: la stessa sorte che tocca a milioni di cristiani perseguitati nel mondo. Gridano aiuto, ma non fanno notizia. Nelle scorse ore a manifestare apprensione era stato il ministro degli esteri italiano, Antonio Tajani, impegnatosi per l'attivazione di corridoi umanitari.

Una soluzione che Monteduro di Acs caldeggia con altrettanta forza: «Mi associo all'appello e all'azione del ministro. Auspico che i cristiani non si trasformino in aggiuntivi ostaggi di questa condizione di conflitto».

Intanto la comunità della Sacra Famiglia continua a pregare. Risuona anche un Alleluia che quasi commuove.

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