Cronache

Nell'anno che verrà tenete a cuore la famiglia

Dalle coppie in crisi ai figli delle separazioni, per tutti c'è bisogno di pace. E di bravi giudici

Nell'anno che verrà tenete a cuore la famiglia

E anche il 2016, mestamente, s'imbarca verso l'oblio, destinato ad essere soppiantato da uno sconosciuto 2017. Pur non sapendo cosa ci riserverà il prossimo futuro - i tempi dell'Oracolo di Delfi appartengono alla mitologia - possiamo giusto recitare un lungo commiato a quest'anno pieno di novità, sorprese (realizzate o deluse) polemiche e prospettive per le famiglie italiane.

Già, la «famiglia», ma quale ?

Buon anno alle famiglie cosiddette tradizionali, quelle formate da un uomo e da una donna uniti in matrimonio e decisi ad assumersi coraggiosamente onori ed oneri di un vincolo da cui nascono doveri incancellabili («finchè morte non vi separi»): sorprendentemente l'Istat registra un'inedita crescita dei matrimoni, soprattutto quelli religiosi, come se con la crisi i giovani cerchino più stabilità abbandonando i modelli modernistici del partner «usa e getta».

Buon anno alle famiglie «di fatto», i cui figli sono ormai pienamente parificati ai figli legittimi nati nel matrimonio.

Buon anno alle coppie omosessuali che hanno formalizzato la loro unione grazie alla senatrice Cirinnà, quelle poche quantomeno che hanno aderito ad una formula legislativa che realizza la rincorsa italiana ai modelli di società più «evolute» ma che ha sortito poco interesse fra i diretti interessati.

Buon anno alle famiglie in crisi, i cui numeri continuano a crescere, con rotture che interessano ormai ogni tipologia, dai neo-sposini pentitisi della scelta durante la luna di miele a coloro che hanno festeggiato le nozze d'oro o d'argento: non ci si sopporta più, non si tollera più il dissenso e si cerca nella separazione l'exit strategy ad ogni frustrazione, anche superabile.

Buon anno, dunque, ai figli delle coppie in crisi, falcidiati dalla conflittualità dei loro genitori che non riescono a concordare nemmeno chi debba accompagnarli all'asilo, che litigano su tutto e devastano la vita di chi giurano di amare.

Buon anno, infine, a tutti coloro cui la rottura di una relazione ha aperto le porte ad un inferno, affinché trovino serenità e giustizia. Come quella ragazza, prigioniera di un marito violento e di Servizi Sociali che non consentivano, a lei ed ai figli, il rientro nel suo paese natio.

Come quel marito, tradito e umiliato, allontanato dalla prole on stratagemmi affettivi che hanno creato un solco invalicabile fra lui ed i figli.

Come quell'uomo, convivente de facto, cui un giorno la compagna ha dichiarato di volersi trasferire a 400 chilometri di distanza e lo ha fatto - nonostante i figli implorassero di stare con il padre.

Come quella madre la cui unica figlia e ragione di vita doveva essere collocata in una comunità-famiglia per sottrarla a quello che i periti del Tribunale definivano «rapporto simbiotico» anti-educativo, ma che in realtà era solo uno straordinario amore reciproco.

Tutti costoro hanno trovato, nell'anno uscente, ristoro ai loro patemi, ottenendolo nelle aule dei Tribunali, parzialmente o totalmente.

I miei migliori auguri, quindi, a tutti coloro che, intrappolati nel pantano della giustizia, anelano la luce in fondo al tunnel: parafrasando i visionari del pensiero progressista dico loro che «un'altra giustizia è possibile».

Bello immaginare che il 2017 ci possa portare giudici attenti ed appassionati, periti competenti e coraggiosi, Servizi Sociali scrupolosi e concilianti, avvocati eticamente corretti rispettosi del delicato ruolo di garanti dei figli coinvolti nel conflitto, affinchè si trovi una effettiva tutela.

Rimaniamo saldi e fiduciosi, non demordiamo e lavoriamo alacremente tutti finché, come declamava Martin Luther King, la giustizia non scorrerà come l'acqua e il diritto come un fiume possente.

Buon 2017.

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