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No all'estradizione, padre Reverberi è un caso

Nordio respinge la richiesta argentina malgrado la sentenza di Cassazione: "È anziano e malato"

No all'estradizione, padre Reverberi è un caso

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Nordio salva dall'estradizione il sacerdote ricercato in Argentina per crimini contro l'umanità e scoppia la polemica. Il religioso è don Franco Reverberi, già cappellano ausiliare dell'VIII Squadra di esplorazione alpina di San Rafael, a Mendoza, negli anni del regime di Videla e dei desaparecidos. Tra i crimini per i quali è accusato il prete - nato in Italia nel 1937, a Sorbolo, nel Parmense, e trasferitosi con la famiglia in Argentina ancora bambino, nel 1948 - anche l'omicidio nel 1976 del 20enne peronista José Guillermo Beron, tuttora disperso. Don Reverberi, come spiegava la Cassazione nelle motivazioni del via libera all'estradizione, secondo diversi testimoni all'epoca prigionieri del regime del Paese sudamericano, sarebbe peraltro stato individuato «come partecipe alle torture, alle quali alle volte assisteva pur non adoperandosi in prima persona» in almeno nove casi oltre a quello di Beron: ad alcune delle vittime, secondo le testimonianze, Don Reverberi avrebbe addirittura chiesto di confessare le proprie colpe suggerendo loro che ne avrebbero avuto «sollievo spirituale».

Il religioso era rientrato in Italia una dozzina di anni fa, quando nel processo in corso a Mendoza avevano iniziato a emergere le sue responsabilità, tornando proprio a Sorbolo, dove nel 2012 lo avevano raggiunto tramite Interpol le accuse di aver commesso crimini contro l'umanità tra 1976 e 1983 in Argentina.

La prima richiesta di estradizione arrivata dalle autorità argentine nel 2013 era stata rifiutata, ma una nuova richiesta corroborata da nuove testimonianze per una ipotesi di reato imprescrittibile era alla fine stata accolta, e la decisione confermata a luglio dello scorso anno dalla corte d'appello di Bologna. Il religioso e la Curia di Parma avevano presentato ricorso, bocciato come detto dalla Cassazione. Che confermava la sussistenza «della gravità indiziaria», già rilevata in appello, «delle accuse inerenti ai reati di tortura».

Ma quando Don Reverberi sembrava destinato a dover salire sull'aereo che lo avrebbe riportato in Argentina, a salvarlo sono arrivati Carlo Nordio e le condizioni di salute precarie del prete, cardiopatico. Secondo il Guardasigilli, infatti, seppure secondo la perizia medica della corte d'Appello bolognese «le attuali condizioni di salute di Reverberi sono compatibili con il trasferimento in Argentina», non sarebbe invece compatibile con la sua patologia la «procedura di estradizione globalmente intesa», che «potrebbe avere sul soggetto, anche successivamente all'avvenuto trasferimento e all'avvio della condizione detentiva alla quale verrà sottoposto, conseguenze esiziali».

Se il don 87enne accusato di tortura (che si dichiara innocente) resterà a Sorbolo, la decisione di Nordio solleva dubbi. Feroce, tra gli altri, il commento del leader di Europa Verde Angelo Bonelli, che vede nella «gravissima decisione del ministro una scelta politica», ossia la conferma del fatto che «questo governo non prenda le distanze dalle dittature fasciste che hanno lacerato l'America Latina».

«Il governo, a partire da Nordio - aggiunge Bonelli - martedì prossimo, dovrà rispondere in Aula del no all'estradizione di chi si è macchiato di crimini con la dittatura, anche perché sia il Tribunale di Bologna che la Cassazione avevano verificato che Don Reverberi non soffre di alcuna patologia al contrario di quanto scritto da Nordio nelle sue motivazioni».

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