Cronache

No a biglietti o cancelli L'Arte è di tutti e per tutti

No a biglietti o cancelli L'Arte è di tutti e per tutti

Il sovraffollamento delle città d'arte è un problema. Vero. Venezia è assediata da folle di visitatori, le Cinque Terre prese d'assalto, a Portofino attraccano traghetti di gitanti miserabili e San Gimignano è invasa da orde di ciabattoni. Bene. E allora? Spiace dirlo ma ticket d'ingresso, «numero chiuso» e regolatori d'accesso non sono la soluzione. Il turismo mordi-e-fuggi genera l'arte usa-e-getta? Può darsi. E quindi? Chi decide quali sono i visitatori virtuosi e quali (e quanti) quelli volgari? In base a quale criterio si vieta di godere di un bene comune come le città d'arte?

È giusto contingentare la fruizione di una piazza, di un tramonto, di un centro storico? No. La Bellezza è di tutti e per tutti. E nulla è più democratico dell'arte. Ricordiamo bene l'intellettuale da salotto che si lamentò, in un untuoso pezzo su Repubblica, perché per ammirare un Vermeer dovette «insinuare il capo sotto l'ascella di un'immensa signora americana», chiedendosi: «Perché i milioni di visitatori non restano a casa, giocando a Scopone e dormendo nei loro letti?». «Un buon museo deve essere piccolo, semivuoto e silenzioso», aggiungeva. Sì, certo. E aperto solo a maschi, caucasici, con laurea in Tutela dei beni archeologici e un reddito superiore ai 100mila euro (netti) l'anno.

Non male. È il sogno dei Salvatore Settis e dei Tomaso Montanari, forforosi progressisti del conservatorismo che predicano l'arte per le élite, scandalizzati dal fatto che qualcuno, senza neppure un seminario di Storia del restauro in curriculum, possa godere del diritto di passeggiare in piazza San Marco. Leccando il gelato e pure fregandosene dello stile veneto-bizantino delle Procuratie Vecchie. Solo perché non conoscono il Sansovino gli dev'essere vietato l'accesso? O si deve imporre un ticket di - quanto? - dieci, cinque o anche solo un euro? Grande idea. Come il pagamento dell'Area C a Milano. Che non è una tassa sull'inquinamento ma sul traffico.

Così chi è più ricco paga e entra, e gli altri parcheggiano in periferia. Splendida decisione anti-democratica, tanto amata dalle giunte populiste. Facciamo la stessa cosa con le città d'arte? Un modo geniale per educare al Bello.... E invece al Bello si educa battendo il pugno di ferro contro chi si fa il bagno nella Fontana di Trevi o butta spazzatura nei canali di Venezia. Non monetizzando l'accesso alla fontana o a Venezia. Al Bello si educa spazzando via la Disneyland dei centurioni attorno al Colosseo, non tassando la vista (manca solo quello) dell'anfiteatro. Strano. In Italia regolare i flussi migratori è considerata una proposta xenofoba. Irreggimentare quelli turistici, una necessità umanitaria. A questo punto propongo di montare un campo rom a Santa Maria della Salute.

Da lì San Marco si vede discretamente.

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