Politica

Il no dei giudici a Bossetti: «Stop agli esami sul Dna»

Il 10 giugno attesa la sentenza sul muratore accusato di avere assassinato la tredicenne

Tiziana Paolocci

Il destino di Massimo Bossetti si conoscerà dopo il 10 giugno. Da quella data in poi è attesa la sentenza che stabilirà se il muratore di Mapello per la giustizia italiana è l'assassino di Yara Gambirasio. Intanto ieri in aula si è giocata una partita decisiva nello scontro tra accusa e difesa. I giudici della corte d'assise di Bergamo hanno deciso di respingere la richiesta di una nuova perizia sul dna trovato sugli indumenti della vittima, ritenendo «non decisivo ogni ulteriore accertamento» sul punto nell'ambito del dibattimento.

Secondo la difesa si trattava di una traccia genetica mista su cui c'erano «anomalie» e pertanto servivano ulteriori approfondimenti. Tesi, non condivisa dall'accusa e da ieri dalla Corte presieduta da Antonella Bertoja. Ritenuto invece «superfluo» l'accertamento chiesto dai legali dell'imputato sulle telecamere che avrebbero ripreso il suo furgone il giorno della scomparsa della tredicenne.

I giudici si sono infine espressi a favore dell'acquisizione dell'intera corrispondenza tra il muratore e una detenuta del carcere di Bergamo di nome Gina. Il pm aveva chiesto di considerarne solo una parte, ma i difensori hanno ottenuto che entrino nel processo tutte le missive, perché vanno «contestualizzate». Alcune conterrebbero dei passaggi giudicati dall'accusa scabrosi e con riferimenti alle ricerche a sfondo pornografico contenute nei computer sequestrati all'imputato. Ma per la difesa il contenuto delle lettere non ha alcuna attinenza con quelle ricerche.

Nessuna pausa, quindi, e il processo va avanti come previsto, tanto che sono state già fissate le nuove date.

In aula si tornerà il 13 maggio e a prendere la parola sarà il pm Letizia Ruggeri che chiederà l'ergastolo per Bossetti, proprio puntando sulla traccia di Dna considerata da sempre l'architrave della tesi accusatoria. Il 18 maggio, invece, parleranno le parti civili e il 20 i legali dell'imputato. Ma la sentenza è attesa solo dopo il 9 giugno.

I «no» di oggi da parte dei giudici alle richieste della difesa, non vengono lette dai legali del muratore come un anticipo di condanna. «Bossetti - spiega l'avvocato Claudio Salvagni - è comunque fiducioso. Spera e crede che la verità, prima o poi, venga a galla».

I difensori intendono dare una «lettura positiva» anche alla scelta dei giudici di non concedere la perizia sul Dna.

«Dal nostro punto di vista la leggiamo come un'impossibilità da parte dei periti di portare un risultato diverso rispetto a quello dei consulenti - hanno detto gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini - il che significa che quel dubbio rimane, come ha già deciso il tribunale del Riesame e la Cassazione ha riconosciuto l'onestà intellettuale di questi giudici, ma essendo giudice di legittimità, non è entrata nel merito».

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