Economia

"Noi, aziende venete vincenti malgrado lo Stato"

In un libro le storie di 57 imprenditori che hanno superato crisi e ostacoli della burocrazia

"Noi, aziende venete vincenti malgrado lo Stato"

Sono 57 imprenditori che raccontano come ce l'hanno fatta a uscire dalla crisi, a reinventarsi la produzione, in una Italia in recessione tecnica. Addirittura qualcuno che la crisi l'aveva prevista, è riuscito a scamparla prima. Cinquantasette imprenditori che ce l'hanno fatta nonostante questo Stato sia vissuto sempre più come un ostacolo: venerdì scorso la stessa Fitch, pur «graziando» il nostro Paese con la conferma del rating «BBB» peraltro con outlook negativo, ha rilanciato l'allarme debito, paventando la necessità di una manovra correttiva. Cioè altre tasse.

Li incontriamo a uno dei convegni organizzati dalla Community Osa, la community dell'Italia che fa impresa fondata nel 2016 dal Alessio Brusemini e da Mirco Gasparotto. «Dove non è arrivato lo Stato - ci raccontano - siamo arrivati noi, ci siamo ingegnati e ce l'abbiamo fatta a uscire dalla crisi». Qualcuno ha aumentato i guadagni del 17%, qualche altro li ha raddoppiati, qualche altro ancora stava per fallire e si è reinventato. C'è anche chi produceva lavatrici e si è messo a fare freni per auto. Non delocalizzando, ma comprando i macchinari in Polonia e poi portandoli in Italia. Le loro storie sono tutte racchiuse nel libro Come ce l'hanno fatta 57 imprenditori italiani - Atto II (nella foto), presentato di recente alla libreria Feltrinelli di Mestre. Un libro edito da Fausto Lupetti e scritto dagli imprenditori stessi. Una comunità che ha come geni l'innovazione, la ricerca, il sacrificio. La passione.

Come la storia di Raffaele Maretto, di Pianiga (Venezia). Lui nel 1990 entra nell'azienda di famiglia che produce materassi reti e letti. Inizia da magazziniere, poi va in produzione, nel 2000 passa alle Risorse umane e nel 2013 si mette contro una banca per usura. «La mia storia inizia proprio in quel momento - racconta - le tre banche affidatarie ci chiesero tutte di rientrare. Non riusciamo a pagare puntualmente i fornitori, i dipendenti. Cosa facciamo? L'unica cosa possibile: dire ho sbagliato. All'inizio mio padre aveva aiutato alcuni fornitori in estrema difficoltà, ho chiesto a questi di contraccambiare l'aiuto e abbiamo concordato un rientro di sei mesi con loro». Oggi l'azienda, sul mercato da 66 anni, ha una ristrutturazione positiva quasi ultimata. O come Paolo Dal Fabbro, di Noale (Venezia) che nel 2017 prende in mano le redini di una delle aziende di cui fa parte. Lui crea software e sistemi interattivi e crede «l'innovazione è risolvere i problemi cambiando prospettiva». Come l'ha cambiata Paolo Sella, di Ponte di Nanto (Vicenza), che sognava di fare l'inviato e si è buttato nell'azienda di famiglia che produce betoniere e attrezzature per l'edilizia. «Una sera - racconta - stavo tornando da un viaggio in Piemonte dove avevo visitato i nostri principali clienti. Per tutto il giorno mi ero sorbito le loro lamentele sul fatto che i nostri prodotti erano belli ma con un prezzo che non veniva riconosciuto dal mercato e con una qualità che le persone giudicavano inutile. Ma il mondo è grande, dove sta scritto che bisogna giocare la partita solo in Italia?». E così ci prova: nuovi canali di comunicazione, ma era il 1986 e poche aziende in Italia avevano un sito internet. Poi la differenziazione, la ricerca. La creazione della propria rete.

E così quel 99% di ricavi in Italia diventa fatturato internazionale facendo dell'azienda di famiglia fondata dal padre, nel 1963, un brand internazionale.

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