Cronache

Non abbandoniamo quell'uomo schiacciato dal suo sbaglio

Il capostazione che ha dato il via libera è distrutto: va aiutato a sopravvivere al rimorso. Che può durare per tutta la vita

Il dolore dei parenti delle vittime dei treni in Puglia
Il dolore dei parenti delle vittime dei treni in Puglia

La tragica vicenda del tratto ferroviario tra Andria e Corato, in cui hanno perso la vita 27 persone, ripropone nuovi drammi e vecchi quesiti. I drammi sono quelli di sempre. Il quesito è se vi sia una colpa in cui hanno contribuito il taglio della spesa pubblica, il declino civico o l'abbandono amministrativo. Insomma, tutti elementi che possono diventare fatali per l'irrompere di un'apocalissi para-tecnologica, perché il treno e la ferrovia non sono sicuramente al livello della modernità di un'astronave, ciò nonostante anche rispetto alla tecnica matura come quella del treno il dibattito avvampa intorno alla presenza di linee che si aprono con una telefonata o scambi meccanici a mano, smentendo l'idea dell'onnipresenza rassicurante che l'unione tra scienza e tecnica sembravano dover garantire. È in questo mix tra umano e meccanico, tra tecnico e civile, che il dibattito si posa su una questione umanissima. Quanta colpa ha il ferroviere, quel capostazione archetipo del tempo passato, rispetto ad una tragedia in cui viene chiamato in causa? Il procuratore di Trani, Francesco Giannella, non vuole considerare la tragedia come un puro errore umano, lo considera riduttivo. Persino, Cantone ha attribuito al Molok della corruzione attraverso le tangenti la colpa ultima di ciò che è avvenuto. È vero che molti si dibattono sul perché quella linea non fosse stata raddoppiata con i fondi europei disponibili. Per ora si sa che nel registro degli indagati per disastro ferroviario e per omicidio colposo plurimo sono stati inseriti i due capistazione Vito Piccarreta e Alessio Porcelli.

Ma nonostante queste attenuanti di natura ambientale la causa ultima è quella paletta che viene alzata dalla mano di un uomo, gettando la persona in un dramma tragico. È vero che i colleghi hanno detto che non lo lasceranno solo ma quando il capostazione non si è reso conto che i treni erano tre e non due e che il treno a cui dava il via era il secondo e non il terzo rappresentava l'interruttore di un evento tragico. Le foto circolano sui media come il dibattito. Quanto più la tecnologia cresce tanto più la responsabilità umana si attenua e definire la causa principale di un errore umano è una scorciatoia. Tutto ciò contribuirà a razionalizzare la colpa dell'uomo. Probabilmente nessuno ha parlato di lui come ha fatto con Schettino. Ma sapere che dopo quel fischio e quell'alzata di paletta un treno si proiettava contro la morte non potrà non turbare i sogni di quest'umo pacifico nella Murgia pugliese. Questo pensiero, però, riflette su di noi una morale al di là della consolazione e del rimorso che agita il cuore di quest'uomo ed è una lezione controcorrente e non inutile. Pensare che anche nell'epoca delle tecnologie mirabolanti, della robotica dei sistemi esperti che si auto-governano da soli, tutto torni all'uomo non è una lezione inutile.

Una macchina intelligente può decidere di suicidare il proprio padrone dopo un calcolo utilitaristico ma quanti di noi si affiderebbero ad una tecnologia così? Gli accertamenti svolti fino a questo punto non hanno ancora consentito di ricostruire con esattezza la dinamica dell'incidente ma esistono, secondo gli inquirenti e la procura, alcuni punti fermi: il convoglio si è messo in movimento quando non doveva spostarsi con l'assenso del capostazione e con il semaforo verde del semaforo. A questo proposito il capostazione di Andria, Vito Piccarreta, si assume la colpa di aver dato il via libera, anche se non sapeva che da Corato stesse arrivando un altro treno. Quanto detto prima sulla difficoltà del ipotetico responsabile di prendere sonno si avvera nelle sue parole. Piccarreta dice di considerarsi anche lui una vittima, dice di essere disperato ed è convinto che un solo errore, il suo, non può aver causato tutti quei morti.

Che cosa avrebbe dovuto fare il capostazione di Andria? Avrebbe dovuto consentire la partenza del treno solo nel momento in cui gli altri due treni, provenienti da Corato, fossero arrivati in stazione.

L'uomo diventa importante quando il caso incontra la necessità, quando non si deve trovare un capro espiatorio ma un passaggio di un evento.

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