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"Non ascolterò i nastri sull'omicidio Khashoggi"

Il presidente Usa vuole salvare il suo alleato saudita, l'erede al trono Mohammed bin Salman

"Non ascolterò i nastri sull'omicidio Khashoggi"

Donald Trump non cambia idea: gli incendi catastrofici che stanno ancora devastando la California non c'entrano con i cambiamenti climatici. C'è molta insistenza da parte di molti responsabili della sicurezza locale sul fatto che i 79 morti e gli oltre mille dispersi, un'autentica strage senza contare gli immensi danni al patrimonio boschivo che hanno sfregiato il paesaggio di una delle zone più belle dello Stato che si affaccia sul Pacifico, sarebbero vittime di un cambiamento del clima, con venti molto più forti che in passato che alimentano le fiamme in caso di incendio rendendo meno facile la fuga dei residenti. Ma per il presidente degli Stati Uniti la verità è un'altra: le foreste prendono fuoco perché non vengono gestite come si deve, perché la manutenzione del sottobosco non viene fatta. Anche se ieri ha preferito, in presenza del governatore uscente Jerry Brown e di quello subentrante Gavin Newsom (entrambi democratici) ha preferito ammorbidire i toni, dicendosi certo che entrambi hanno fatto e faranno il loro dovere.

Trump ieri ha affrontato anche il delicato tema dell'assassinio del giornalista saudita Jamal Khashoggi. La stessa Cia ha indicato il mandante nel principe ereditario Mohammed bin Salman, ma il presidente americano chiaramente non vuole perdere il suo strategico alleato, così anche ieri si è esibito in un discutibile equilibrismo verbale. Ha ammesso che la registrazione audio dell'omicidio commesso nei locali del consolato saudita a Istanbul gli è stata messa a disposizione, ma ha precisato di non volerla ascoltare. «È una registrazione di sofferenza, una cosa terribile. Ma so esattamente cosa è successo, una cosa molto violenta, molto feroce».

Il presidente Usa ha infine parlato della sua intenzione di procedere a un nuovo rimpasto di governo. Potrei cambiare fino a cinque ministri, ha detto ieri.

I due più probabili partenti sono il segretario generale della Casa Bianca, John Kelly, e la titolare della Sicurezza Nazionale Kirstjen Nielsen, che Trump vorrebbe «molto più dura sulla barriera col Messico».

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