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Non basta l'onestà per governare

Non basta l'onestà per governare

Onestà ci spiegano i dizionari della lingua italiana è la disposizione d'animo ad essere leali, corretti. Onestà - oggi è anche la parola gridata nelle piazze e soffiata dal Movimento a Cinque Stelle qui e là, dove vien buona.

Le persone a cui piace l'idea sono molte perché «quei giovani» non avendo mai partecipato all'amministrazione dello Stato faranno meglio dei partiti tradizionali a loro dire irrimediabilmente sfregiati. Immaginiamo, adesso, che io sia rimasto isolato per un paio d'anni presso il popolo di cacciatori di balene a Ulen, nella penisola della Ciukotka. Bene. Tornato in Italia come potrei stabilire se il Movimento a Cinque Stelle sia ciò che afferma? Dovrei cercare se v'è un atto da consentire un «giudizio ipotetico» sopra la loro asserita lealtà. Ma, nel mezzo di chiacchere e autopromozione di sé, esiste un atto di questo tipo? Certamente! È la scelta di Luigi Di Maio premier. Atto con cui ci viene chiesta la più alta prova di fiducia: il credere che affidare lo Stato a Di Maio sia la cosa giusta. Davvero è spia di lealtà questa offerta? Sembra di no. E, a conti fatti, non sembra leale neppure il Movimento. Anzi sembra che questo agire tenda a sovvertirla, a rovesciarne il concetto nella direzione di qualcosa vicino all'abuso della buona fede pubblica.

Ecco, in sintesi, perché. La stampa porta l'idea consolidata che questi non sia persona sufficientemente istruita, non abbia avuto esperienze nel lavoro e, data la giovane età, aggiungo io, forse neppure in quella che è la vita. Ora. Qual è la conseguenza più grave del non avere preparazione all'incarico di governo? È il non essere libero nella giusta misura. Ossia, il rischio di divenire un presidente ostaggio. Privo delle normali dotazioni per ricusare il continuo assedio dell'errore, dell'inopportuno, dell'offesa al bene; e poi, vacuo, perché incapace di comprendere e valutare ciò che gli si forma attorno; inerme di fronte all'esigenza di frenare le influenze degli altri, nel discernere con consapevolezza l'una dall'altra decisione di Stato.

E allora: è onesto chi - mentre cerca di soffocare nella confusione questi elementi offre un uomo che si mostra cedevole, proprio nel momento in cui il Paese ha bisogno di autorevolezza? Nell'esercizio della professione vigono regole di deontologia, cioè, in fondo, di lealtà: proporsi per un'attività per la quale non si ha competenza - ad esempio, per un avvocato specializzato in tributi assumere mandato per una questione di diritto del lavoro - è esibizione di scorrettezza riprovevole, o, che dir si voglia, di non onestà. Insomma, a Di Maio preferisco le balene di Ulen!

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