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Non più «utero in affitto» ma «gestazione per altri»

M ercoledì a Roma il sindacato Cgil, le associazioni Coscioni, Certi Diritti e Famiglie Arcobaleno hanno organizzato un convegno dal titolo «Fecondazione medicalmente assistita e gestazione per altri». Hanno promosso la pratica dell'utero in affitto, equiparando la maternità ad un lavoro da regolamentare nonostante il divieto legislativo imposto dalla legge 40. L'hanno definita una terapia per la sterilità, che si attuerebbe grazie alla generosità di donne che portando a termine una gravidanza, e poi cedendo il bambino in sala parto, aiuta le coppie, etero o omosessuali, a realizzare il loro desiderio procreativo. Tra i relatori c'erano soltanto personaggi a favore della pratica e nessun contrario, eppure, Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, sostiene che il sindacato non abbia preso posizione. Cambiando i termini della questione i fautori della surrogata pensano di cambiare la realtà. Non più «utero in affitto» ma «gestazione per altri» e al posto di «maternità a compenso» una «maternità con rimborso spese». L'ipocrisia sta nell'idea, falsa, che ci siano donne disposte a generare figli per estranei a titolo gratuito. Un centinaio di donne italiane ogni anno vanno all'estero per ottenere un figlio attraverso una maternità commerciale e non solidale, per cui viene redatto un contratto che obbliga la gestante ad alcune condizioni e i committenti al pagamento del prodotto bambino. Fermare questa pratica disumana sembra impossibile perché c'è un mercato florido che risponde ad una domanda che esige una soluzione ad un problema, la sterilità, che molte coppie non riescono ad accettare. Il desiderio di maternità e paternità inappagato si trasforma in un delirio di onnipotenza per cui anche comprare un bambino diventa lecito a prescindere dalle conseguenze che ne verranno per tutti i protagonisti che concorrono alla fabbricazione di questo oggetto-figlio che nasce da una madre biologica e da un padre biologico che non si riproducono più per via sessuale, da una gestante che si presta per nove mesi e da una quarta persona che si prenderà cura di lui. Vengono scissi gli aspetti fondamentali della vita che perde le sue origini e la sua continuità. Si nega il valore della relazione unica tra madre e padre e tra madre e il suo feto e ogni aspetto istintivo e primordiale legato alla maternità. Come sogna il suo bambino una donna che sa che ad aspettarlo fisicamente è un'altra e non lei? E vive la gravidanza con serenità una donna che sa che quando il bambino nascerà lo dovrà consegnare ad un'altra? La risposta secondo i simpatizzanti della surrogata è si. Questa madre che è stata costretta o che ha voluto cedere il suo bambino per denaro non avrà ripensamenti perché la ricompensa o il «rimborso spese» acquieteranno sensi di colpa e nostalgia. Studi scientifici hanno dimostrato che durante la gravidanza le fluttuazioni ormonali modificano il cervello femminile che diventa capace di riconoscere le richieste emotive del bambino e di rispondere prontamente e con sensibilità.

Un cambiamento che non servirà alla gestante commerciale e di cui avrebbe bisogno la donna che accudirà un bambino cui adulti egoisti hanno tagliato troppo violentemente il cordone ombelicale.

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