Economia

Non serve Fitch per vedere i danni dell'inerzia renziana

Non serve Fitch per vedere i danni dell'inerzia renziana

L'agenzia di rating Fitch, che sino ad ora aveva mantenuto la nostra finanza in A - sia pure in coda con una sola A, anziché nel gruppo di testa o nel mezzo - ci mette in B, come le altre agenzie di rating valide per i mercati. Il voto unanime ci porta in B. Questa degradazione ha luogo mentre la manovra di 0,2 di riduzione del deficit è ferma per la firma, presso la presidenza della Repubblica, con un testo non ancora definitivo.

C'è una lite da comari nel governo fra renziani, che non vogliono aumenti fiscali, né tagli di spese, non renziani che vogliono tagliare di più le spese e aumentare meno i tributi, quasi renziani che vogliono gli aumenti fiscali del testo apparentemente varato dal consiglio dei Ministri ed ex renziani che stanno in attesa. I 3,8 miliardi della manovrina non servono non solo per ridurre il deficit come nella richiesta minima di Bruxelles Soprattutto necessitano per ridurre di 0,1% il rapporto fra il debito e il Pil. Il minimo per farlo scendere dal 132,8%, a cui lo hanno portato i governi targati PD da Monti a Renzi, dal 118% di Berlusconi del 2011.

Fitch non ci manda in B per la manovrina, ma per ciò che dimostra, ossia una maggioranza debole in cui sembra prevalere anche per inerzia la linea renziana e quasi renziana di non aumentare le imposte e non ridurre le spese e nel non fare nulla né per ridurre il debito né per migliorare la crescita del Pil, che nel 2017 aumenterà solo dello 1% al traino del resto d'Europa. Il governo, ragiona Fitch, non farà altri aumenti fiscali o risparmi di spesa, per il 2017, dopo avere partorito con fatica l'operazione di 3,8 miliardi valevole da maggio in poi. Questa nel 2017, in 12 mesi renderà 5 miliardi, portando il deficit allo 1,8 grazie alla crescita di entrate derivante all'aumento degli imponibili causato dalla crescita reale del Pil di 1% e di un altro 1,5 per aumento dei prezzi.

Il debito, dice Fitch, così scenderà troppo poco mentre la crescita del Pil rimarrà bassa e il tasso di interesse salirà gradualmente, perché la politica monetaria espansiva man mano cesserà. Mentre venivamo messi in serie B, usciva il rapporto mensile di Market Europe di aprile, che ha tre tabelline. Una mostra che la ripresa in Europa che si sta accelerando, con l'Italia sempre vagone di coda. Un'altra mostra che, rispetto al 2007, Regno Unito, e Germania hanno registrato una crescita del Pil dell'11%, la Francia del 6%, la Spagna del 2%, con l'Italia ancora a -8. La terza tabellina mostra che dal 2007 il debito dell'Italia è cresciuto al 132,8% del Pil, quello della Spagna sfiora il 100; la Francia è al 98, il Regno Unito vicino al 90, la Germania al 68,4. In questi paesi ci sono stati più debito e più crescita. Da noi c'è più debito e la crescita del Pil non ci ha ancora portati al dato del 2007. Ciò a causa delle stangate fiscali montiane e seguenti, del basso investimento pubblico, con opere bloccate, del mercato del lavoro irrigidito con connessa riduzione della produttività.

La «nuova policy» renziana è consistita nell'usare i risparmi sui tassi di interesse derivanti dalla politica monetaria della Bce, non per alleggerire il debito pubblico e fare investimenti, ma per accrescere i voti, senza badare a futuro.

Siamo in B, ma la politica del Pd frantumato non muta.

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