Società

"Non siete no profit". La minaccia ai nostri alpini

Associazioni d'arma escluse dal terzo settore. Dovrebbero aprirsi agli esterni. A rischio il 5 per mille

"Non siete no profit". La minaccia ai nostri alpini

Per qualcuno è solo un articolo di statuto, per loro si tratta di identità e orgoglio, una storia che non si può tradire di punto in bianco per seguire le pretese illuministiche di un legislatore che vuole inquadrare, ordinare, razionalizzare tutto.

Gli Alpini, oggi, si trovano di fronte a un dilemma, lo stesso che devono affrontare e risolvere le altre associazioni d'arma e combattentistiche. Lo Stato italiano chiede di uniformarsi a uno standard burocratico predefinito, quello previsto per il Terzo settore, e dopo tanti rinvii pretende che lo facciano entro la fine dell'anno. Gli alpini vorrebbero aderire, ma senza snaturarsi. E non dovrebbero essere gli unici interessati a una soluzione ragionevole.

Tutto nasce dall'approvazione del «Codice del Terzo Settore». Quel decreto ha stabilito che i registri regionali degli organismi di volontariato e delle onlus vengano sostituiti da un Registro nazionale unico (il «Runts»). Per essere riconosciuti come attori del Terzo settore, servono requisiti precisi.

La questione non è astratta o di poco conto. In ballo c'è la possibilità di ricevere «5 per mille», contributi e agevolazioni fiscali. E la difficoltà sta nel fatto che questo «vestito» del volontariato è troppo stretto per le «penne nere». Gli Alpini sono quelli che hanno realizzato l'ospedale anti-Covid di Bergamo, svolgono attività di Protezione civile e si sono dati anche compiti di solidarietà, con spirito di volontariato, ma la loro identità è chiara: sono inquadrati nell'ordinamento militare: «Le nuove norme - ha spiegato nei mesi scorsi a L'Alpino il presidente nazionale di Ana, Sebastiano Favero - riguardano trasversalmente alcune attività che l'Ana effettua, visto che nell'articolo 2 del nostro Statuto si parla di volontariato in generale e non solo di quello legato alla protezione civile. Al tempo stesso però sottolineo che siamo un'associazione d'arma e tale vogliamo rimanere».

Delle associazioni d'arma, per esempio, possono far parte coloro che hanno prestato servizio o sono pensionati di un Corpo. Questa è una delle incompatibilità, perché nel mondo del terzo settore non può esserci alcun vincolo di adesione. Il nodo ora è arrivato al pettine, serve una via d'uscita e di tempo ne è rimasto poco. L'Ana ha dato vita a una commissione ad hoc per studiare il caso. «La norma, come spesso accade, non è esaustiva su tutte le particolarità - osserva l'avvocato Roberto Bertuol, che fa parte della commissione - una differenza è stata fatta per gli enti religiosi, la disciplina tiene conto della loro specificità. Anche per le associazioni d'arma non può esserci una completa sovrapposizione con lo schema previsto dal legislatore».

La sfida è tecnica, ma non è solo tecnica. «Un'organizzazione come questa - spiega l'avvocato - non può snaturarsi per una norma che dà agevolazioni di natura economica. Sono stati fatti passi avanti, per esempio il tema Protezione civile ora è superato». Altri strumenti sono stati messi a punto: «La Fondazione (Ana Onlus) è stata trasformata in ente di Terzo Settore - ha scritto l'avvocato - e ha richiesto l'iscrizione proprio per diventare l'unico soggetto dell'organizzazione a interloquire con le autorità». «Le interlocuzioni col ministero sono confortanti» aggiunge. Ma la via d'uscita ancora non c'è. Serve una norma «calzante».

Damiano Amaglio, che fra l'altro è tenente degli Alpini in congedo, da consigliere delegato della Provincia di Bergamo sta seguendo la «trasmigrazione» che la Regione Lombardia ha delegato. «Le province eseguono - dice - ma noi non siamo solo bottoni di una procedura, siamo interlocutori delle associazioni e quindi è un dovere di raccogliere queste istanze». «Siamo a un passo dalla piena operatività del registro - aggiunge - e quindi sento il dovere di lanciare questo appello. Anzi spero che il 23 novembre, nell'aula magna dell'università di Bergamo, capitale italiana del volontariato, parleremo anche di questo. Il tema è Istituzioni e volontariato e ci sarà anche il generale Francesco Paolo Figliuolo. La campagna vaccinale è un esempio riuscito di collaborazione in questo senso.

Una soluzione va trovata».

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