Cronache

Nonne contro nonne Parte la guerra estiva per chi tiene i nipotini

Le mamme delle mamme hanno spesso il sopravvento. Ma le suocere non mollano

Nonne contro nonne Parte la guerra estiva per chi tiene i nipotini

Lei, lei e l'altra. L'altra nonna. Dicono di capire, ma non capiscono (e se capiscono, se ne fregano). Dicono di sapersi far da parte, ma poi infilano il piede nella porta, come l'esattore delle tasse, reggendo un vassoio straripante di polpette e balocchi. Dicono che se ne fregano di non essere la «prima scelta», la nonna non «ufficiale», ma poi fanno di tutto per detronizzare la rivale. E così: lei, lei e l'altra. La madre, la nonna materna e la suocera. Il triangolo forse più complicato di tutti i complicati triangoli sentimentali. Se ne parla adesso, perché la gioiosa, tardiva, piovigginosa pre-estate (sancita dalla chiusura delle scuole) è iniziata. E questo tempo sospeso, in attesa delle vacanze vere e afose con mamma e papà, sono il terreno di lotta ideale per contendersi i nipoti. A colpi di bassezze, paghette, invadenze e sensi di colpa. Perché il tema è sempre aperto e lo riproponeva, esausto, un'evoluta suocera su un blog: «È giusto che le donne vogliano accanto le proprie madri quando hanno appena partorito. Ma per quanto tempo le nonne paterne dovrebbero restare un passo indietro? Sei mesi? Il primo anno? Sempre?». Cara signora, dipende da quanto è lungo il passo Perché si rassegnino, le (povere) mamme dei maschi. Sui nipoti esiste un diritto (o un delitto, dipende da come la si vede) di prelazione. Prima la mamma e la sua tribù, poi tutti gli altri. È una delle poche cose naturali che persistono nella nostra innaturale società. Una madre è a sua madre che affida i propri figli. Semplice, brutale, ma ahinoi naturale, appunto. Temiamo sia un circolo incontrovertibile al quale rassegnarsi di buon grado. Perché quando si è incinte, si vorrebbe tornare nella pancia che ci ha accolte, e mentre si diventa madri si desidera solo, paradossalmente, tornare figlie. Ci si commuove anche solo pensando alla propria mamma, si sente il suo profumo ovunque, si diventa lei, senza rendersene conto. E quando si partorisce è inevitabilmente a lei che ci si aggrappa. Per paura, per speranza, per tradizione. É roba di sangue e non la si spiega e non si ha voglia di spiegarla. Lo sanno anche le suocere, in realtà, perché è successo anche a loro quando erano figlie femmine prima che mamme di maschi. Solo che poi se lo dimenticano perché, prima di tutto, e chissà perché diventano suocere. Per carità, non stiamo dicendo che non ne esistano di equilibrate, discrete, pacifiche. In grado di ritirarsi in buon ordine e di offrire affetto e assistenza scevra da altre dinamiche. Solo che sono statisticamente poche. Se le suocere volessero fare le nonne, nessuno avrebbe nulla da dire, anzi. Il problema è che, nella maggior parte dei casi, è l'ultima delle cose che a loro interessa. Perché invece che cercare un rapporto con i nipoti, cercano un conflitto con la nuora. Se la maternità di una figlia è per una madre una seconda maternità (perfino più consapevole, paziente e generosa), per una suocera è spesso l'ennesimo banco di prova dell'inadeguatezza di una nuora e del rapimento (mai perdonato) di un figlio. E la nuora, che non sempre è migliore della suocera, ne approfitta (in quanto inattaccabile puerpera) per sferrare il colpo letale. Con quell'abuso di reazione tipico (e non sempre giustificato) di chi ritiene di aver subito troppo e troppo a lungo. Così una nascita si trasforma in una lotta in grado di modificare, alterare, far pendere gli equilibri di un'intera famiglia. E i bambini? Loro non chiederebbero di meglio che avere quattro-diciamo-quattro nonni. Un lusso che ogni tanto la natura concede e le faide vanificano. E dire che basterebbe un po' di buon senso. Non tutto il male vien per suocere..

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