Politica

Nordio contro i trafficanti del mare: "Giocano sulla nostra emotività"

L'accusa dell'ex pm: «Imbarcano bambini solo per muovere l'Europa a compassione». E su Salvini: «Che regalo dai giudici»

Il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio, ospite de "L'intervista"
Il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio, ospite de "L'intervista"

Abano Terme (Pd) Silenzio. Parla Nordio. Grandi applausi venerdì sera all'hotel Mioni Pezzato di Abano Terme dove oggi si conclude la nona edizione della settimana dei Lettori del Giornale. Una serata viva e densa di approfondimenti moderata dall'inviato speciale del nostro quotidiano, Stefano Zurlo che poco prima aveva presentato il suo ultimo libro Quattro colpi per Togliatti.

Un Nordio critico verso i giudici e le autorità religiose. Lui, classe 1947, ha seguito le inchieste di Tangentopoli, fino allo scandalo Mose. E sul caso della nave Diciotti ha chiarito che Salvini, semmai, debba essere giudicato sul piano politico e non giudiziario. Perché ora secondo i magistrati catanesi il «sequestro di persona aggravato» dei 177 migranti della Diciotti è il reato per il quale è chiesta l'autorizzazione a procedere, contro la richiesta di archiviazione del pm Carmelo Zuccaro. «Questo parlamento ha detto Nordio - deve dire entro 60 giorni se la linea di Salvini è giusta o sbagliata. Se la linea è politicamente condivisa oppure no». Sessanta giorni in cui arriviamo dritti alla vigilia delle europee, per un Salvini, ha detto Nordio, che «potrebbe uscirne paradossalmente rafforzato». «Se va a processo va alle elezioni e probabilmente fa il boom di voti; se non va a processo, la sua politica sui migranti viene avvallata dal Senato anche per il futuro. Io avrei preferito la faccenda si chiudesse». E invece si rischia di provocare un cataclisma politico. «Se il ministro ritiene sia giusto impedire lo sbarco per turbative all'ordine pubblico, fa un atto di discrezionalità politica ha detto se poi andasse a giudizio, si creerebbero problemi immensi dal punto di vista giuridico».

Il nodo cruciale è che essendo un atto politico, la legge costituzionale 16 gennaio 1989, prevede che a pronunciarsi debba essere il parlamento e non la magistratura. Quanto al fronte immigrazione, spiega Nordio, «la legge del mare, spesso citata a vanvera, dice che devi salvare il naufrago e portarlo in un porto sicuro: Libia, Malta o Tunisia. Ma sono sicuri anche i porti delle navi Ong: Francia, Germania e Olanda». Gli accordi internazionali vanno applicati secondo il principio del rebus sic stantibus ossia della situazione al momento della stipula: se i fatti sopravvenuti cambiano, è giusta una modifica. «Nessuno sapeva sarebbero arrivati così tanti naufraghi dice - e la legge del mare non prevede si vadano a salvare al largo delle coste libiche le navi Ong per naufragi programmati da organizzazioni criminali. Evidentemente nei governi precedenti abbiamo fatto accordi per cui ce li teniamo tutti qua, anche se salvati da navi militari straniere. Tutto questo andrebbe spiegato alle autorità religiose, agli italiani, a tutti. I veri poveri restano lì, i migranti che arrivano non sono denutriti. I trafficanti sono intelligenti e spregiudicati, confezionano i gommoni, come si confezionano i pacchi di natale, mettono dentro due o tre bambini destinati a morire per farci cadere nell'emotività. Noi non li prendiamo perché siamo buoni, ma perché siamo rassegnati. Anche su questo dovrebbero riflettere le autorità religiose. Se uno va a controllare l'origine di questi flussi viene accusato di colonialismo. Il nodo è politico, l'abbiamo fatto incancrenire per anni. La tragedia è nata con l'insensata aggressione della Libia voluta da Sarkozy.

Per usare una frase volgare ma geniale di Churchill: la Francia si è fatta il bidè in casa e poi ha fatto bere l'acqua a noi».

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