Politica

Nozze gay, figuraccia del Pd per non far cadere il governo

Dopo le minacce di Ncd, la Boschi fa retromarcia: «Sulle adozioni lasciamo libertà di coscienza» I sondaggi bocciano la misura: Renzi più cauto

I l governo fa marcia indietro sulle unioni civili e ha affidato al ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, il compito di annunciarlo in diretta tv. «Sulla stepchild adoption ci sono opinioni diverse e trasversali, su questo tema probabilmente il Pd lascerà libertà di coscienza», ha dichiarato ieri a L'Arena su Raiuno aggiungendo che «non ci sarà nessuna rottura del governo e della maggioranza, ci confronteremo ed è possibile trovare un accordo».

Le parole del ministro paiono una nemesi. Proprio a lei, che sabato scorso si era spinta ad adombrarne l'approvazione entro fine anno anche con nuove maggioranze («Se Ncd non ci appoggia, faremo accordi con altre forze»), è toccato riaprire il confronto con gli alfaniani. «Sappiamo che questi sono temi sui quali c'è una coscienza individuale che deve essere rispettata», ha precisato rimarcando come «le unioni civili non fanno parte del programma governo, non c'è una posizione di maggioranza ma la legge va fatta».

«Per noi va bene quel che ha detto Boschi e ribadiamo le nostre posizioni», ha replicato Angelino Alfano, leader Ncd e ministro dell'Interno ricordando che la sua formazione è favorevole «al rafforzamento dei diritti patrimoniali di ciascun singolo soggetto della coppia» e contraria «alla equiparazione al matrimonio e alla adottabilità dei figli da parte delle coppie dello stesso sesso perché ogni bambino ha diritto ad avere un papà e una mamma». Alfano, che si era detto pronto a sollecitare un fronte parlamentare contro il ddl, da parte sua deve fronteggiare il malcontento crescente del suo partito (Quagliariello, Lupi e Sacconi avevano espresso forte contrarietà).

Non sono state le minacce degli alfaniani (e anche del sottosegretario Zanetti di Scelta civica) a indurre l'esecutivo al ripensamento. Secondo quanto riferito dal Corriere della Sera , un sondaggio a disposizione del premier Matteo Renzi lo avrebbe informato che due italiani su tre sono contrari alla stepchild adoption (la possibilità per i partner omosessuali di adottare il figlio biologico di uno dei due componenti della coppia, ndr ) e il capo del governo, sempre desideroso di compiacere l'opinione pubblica, avrebbe avallato la marcia indietro. Tanto più che, con il Senato ormai alle prese con la legge di Stabilità, il ddl Cirinnà andrà in Aula a gennaio. La libertà di coscienza (unitamente a un probabile voto segreto) dovrebbe impedire a un'eventuale maggioranza trasversale Pd-Sel-M5S di portare a casa la controversa normativa.

Ovvia soddisfazione all'interno di Forza Italia che vede «volare gli stracci» nella maggioranza senza essersi minimamente scomposta. «Abbiamo da subito assunto una posizione chiara e unitaria», ha commentato il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri ribadendo la contrarietà «alle adozioni gay e a qualsiasi norma che possa aprire all'utero in affitto, anzi chiediamo che sia chiaramente messo nero su bianco che si tratta di un reato». All'entusiasmo degli azzurri fa da contraltare lo scontento della minoranza Pd che ne ha approfittato per aprire un altro fronte dopo quello relativo alla Stabilità. «L'adozione è un punto cardine di quel testo e non può mancare», ha detto l'ex capogruppo a Montecitorio, Roberto Speranza. Tesi rafforzate anche dal nuovo intervento a gamba tesa di Laura Boldrini. «L'Italia è pronta da molto tempo a questo passo, anzi sono gli italiani a chiedercelo», ha chiosato il presidente della Camera.

Il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, in serata ha cercato di mettere ordine: «Il tema delle unioni civili è complesso e delicato, dobbiamo procedere con buon senso. Tutti possiamo dare una mano, senza porre aut aut».

Tradotto dal politichese significa che Matteo Renzi non si farà impiccare all'albero delle adozioni gay.

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